Buongiorno
Stelline
^_^
Oggi parliamo di un
libro che ho aggiunto alla mia immensa Wishlist sul mio account Amazon (sotto
troverete il link diretto a essa) e si tratta di un romanzo di cui ho sentito
parlare una delle mie booktuber preferite (Valery Tikappa) in uno dei suoi
video e mi ha talmente incuriosito che non ho potuto fare a meno di aggiungere
questo romanzo alla lista di quelli che prima o poi, leggerò (non so dove,
quando e come ma ce la farò ^_^ ).
TITOLO: Central Park
AUTORE: Guillaume Musso
GENERE: Thriller
PAGINE: 320
EDITORE: Bompiani
DATA DI USCITA: 26 Luglio 2017
New York. Otto del mattino. Alice, una
giovane poliziotta di Parigi, e Gabriel, pianista jazz americano, si svegliano
ammanettati tra loro su una panchina di Central Park. Non si conoscono e non
ricordano nulla del loro incontro. La sera prima Alice era a una festa sugli
Champs-Elysées con i suoi amici, mentre Gabriel era in un pub di Dublino a
suonare. Impossibile? Eppure... Dopo lo stupore iniziale le domande sono
inevitabili: come sono finiti in una situazione simile? Da dove arriva il
sangue di cui è macchiata la camicetta di Alice? Perché dalla sua pistola manca
un proiettile? Per capire cosa sta succedendo e riannodare i fili delle loro
vite, Alice e Gabriel non possono fare altro che agire in coppia. La verità che
scopriranno finirà per sconvolgere le loro esistenze.
Copertina flessibile: € 9,00
E-Book: € 6,99
Estratto:
All’inizio
il soffio vivace e pungente del vento sul viso.
Il
fruscio leggero delle foglie. Il mormorio distante di un ruscello. Il
cinguettio discreto degli uccelli. I primi raggi del solo che s’indovinano
attraverso il velo delle palpebre ancora chiuse.
Poi
lo scricchiolio dei rami. L’odore della terra umida. Quello delle foglie in
decomposizione. L’odore penetrante e selvatico del lichene grigio.
Più
lontano, un ronzio incerto, onirico, dissonante.
Alice
Schafer aprì gli occhi con difficoltà. La luce del giorno nascente la accecava,
la rugiada dell’alba le appiccicava i vestiti. Madida di un sudore ghiacciato,
batteva i denti. Aveva la gola secca e un forte sapore di cenere in bocca. Le
sue articolazioni erano anchilosate, le membra rattrappite, la mente
intorpidita. Quando si tirò su, si accorse di essere sdraiata su una ruvida
panchina di legno grezzo. E, sbalordita, sentì pesarle addosso il corpo di un
uomo massiccio e robusto, raggomitolato contro il suo fianco.
Alice
cacciò un grido e il suo cuore prese a battere all’impazzata. Nel tentativo di
liberarsi, si piegò in avanti e con lo stesso movimento si alzò. Fu allora che
si rese conto che la sua mano destra era ammanettata al polso dello
sconosciuto. Provò a indietreggiare, ma l’uomo restò immobile.
Merda!
Il
cuore le batteva a mille. Un’occhiata all’orologio: il quadrante del suo
vecchio Patek era incrinato, ma il meccanismo continuava a funzionare e il
calendario perpetuo indicava: martedì 8 ottobre, ore 8.
Maledizione!
Ma dove sono? Si chiese asciugandosi il sudore dal viso con la manica.
Si
guardò attorno per valutare la situazione. Si trovava in mezzo a una foresta
dorata dall’autunno, un sottobosco fresco e fitto dalla vegetazione più
diversa. Un chiarore selvatico e silenzioso filtrava da querce centenarie,
folti cespugli e sporgenze di roccia. Nessuno all’orizzonte e, date le
circostanze, era senz’altro meglio così.
Alice
alzò lo sguardo. La luce era bella, dolce, quasi irreale. Il pulviscolo
scintillava attraverso il fogliame di un olmo immenso e fiammeggiante, le cui
radici affondavano in un tappeto di foglie umide.
Foresta
di Rambouillet? Fontainebleau? Bois de Vincennes? Ipotizzò mentalmente.
Un
quadro impressionista da cartolina la cui serenità surreale, accanto a un
perfetto sconosciuto.
Prudentemente,
Alice si chinò in avanti per meglio distinguerne il volto. Era quello di un
uomo tra i trentacinque e i quarant’anni, con i capelli castani arruffati e un
velo di barba.
Un
cadavere?
S’inginocchiò
e gli fece scorrere tre dita sul collo, a sinistra del pomo d’Adamo. La
pulsazione che avvertì all’altezza della carotide la rassicurò. Il tipo non era
cosciente ma non era morto. Indugiò a osservarlo un istante. Lo conosceva? Un
delinquente che aveva sbattuto dentro? Un amico d’infanzia che stentava a
riconoscere? No, quei tratti non le dicevano assolutamente nulla.
Alice
ricacciò indietro una o due ciocche di capelli che le scendevano sugli occhi,
poi si concentrò sulle manette che la tenevano legata a quell’individuo. Erano
un modello standard a doppia chiusura utilizzato da moltissimi agenti di
polizia o di sicurezza in tutto il mondo. Era addirittura molto probabile che
si trattasse delle sue manette. Si frugò nella tasca dei jeans con la speranza
di trovarne le chiavi.
Non
c’erano. In compenso, avvertì la presenza di una pistola, in fondo alla tasca
interna del giubbotto di cuoio. Pesando di stringere il calcio della sua
pistola di servizio, provò un certo sollievo. Ma non era la Sig Sauer dei
poliziotti della Brigade Criminelle, la famosa Crim. Si trattava di una Glock
22 in polimero di cui ignorava la provenienza. Tentò di controllare il
caricatore, ma l’operazione le risultò difficile da compiere con una mano sola.
Vi riuscì dopo non poche contorsioni e stando ben attenta a non svegliare lo
sconosciuto. Mancava chiaramente una pallottola. Maneggiando l’arma, notò che
il calcio era incrostato di sangue secco. Aprì completamente il giubbotto per
controllare se anche sulla camicetta ci fossero tracce di sangue.
Cazzo!
Che cosa ho fatto?
Si
massaggiò le palpebre con la mano libera. Si sentì perforare con la mano libera.
Si sentì perforare le tempie da un’emicrania lancinante, come se una morsa
invisibile le comprimesse il cranio. Respirò profondamente per tenere a bada la
paura e provò a ricomporre i ricordi.
La
sera prima era uscita a far bisboccia con tre amiche suglia Champs-Elysees.
Aveva bevuto molto, un bicchiere dopo l’altro in giro per cocktail bar:
Moonlight, Treizieme Etage, Londonderry… Le quattro amiche si erano lasciate
verso mezzanotte. Lei aveva raggiunto da sola il parcheggio sotterraneo di
avenue Franklin-Roosevelt per riprendere la macchina, poi…
Il
buco nero. Un velo avvolgeva la sua mente. Il cervello macinava a vuoto. La
memoria era paralizzata, congelata, bloccata su quell’ultima immagine.
Dai,
fa’ uno sforzo, cazzo! Che cosa è successo dopo?
Si
rivedeva distintamente pagare il ticket del parcheggio alle casse automatiche,
poi fare le scale per scendere al terzo livello. Aveva davvero bevuto troppo.
Con passo incerto aveva raggiunto la sua piccola Audi, aveva aperto la
portiera, si era seduto al volante e…
Più
niente.
Inutile
cercare di mettere a fuoco i ricordi. Un muro bianco di mattoni le sbarrava
ogni accesso alla memoria. Il vallo di Adriano le impediva la concentrazione,
l’intera muraglia cinese vanificava ogni suo tentativo.
Deglutì.
Il panico crebbe. Quella foresta, il sangue sulla camicetta, quell’arma non
sua… Non erano i soliti postumi di una sbornia qualunque. Il fatto di non
riuscire a ricordare come fosse finita in quel posto, le diede a un tratto la
certezza di essere stata drogata. Un balordo le aveva sicuramente versato del
Ghb nel bicchiere! Era possibilissimo: negli ultimi anni, aveva avuto a che
fare con parecchi casi di ragazze drogate e stuprate. Cercò di relegare quell’idea
nell’angolo più remoto del cervello e prese a vuotarsi le tasche: il portafogli
e la tessera di riconoscimento erano scomparsi. Non aveva pù né documenti d’identità
né denaro né cellulare.
Alla
paura si aggiunge la disperazione.
[ …
]
Ecco
stelline, questo è il libro che ho aggiunto alla lista dei libri che vorrei
leggere. Voi lo avete letto? Cosa ne pensate? Mi consigliate la lettura oppure
no? Aspetto i vostri commenti!
Vi
mando un bacione e alla prossima!
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