L’Amica
Geniale di Elena Ferrante: Primo volume che racconta l’amicizia femminile, un
romanzo che sorprende e spiazza con la sua semplicità e la sua storia intensa e
coinvolgente.
Buongiorno
Stelline
^_^
Oggi per MOMENTI LIBROSI la recensione di un libro che ho letto e terminato nel
mese di Dicembre e si tratta del primo romanzo della serie L’AMICA GENIALE.
TITOLO:
L’Amica Geniale
AUTORE:
Elena Ferrante
EDITORE:
Edizioni E/O
ANNO:
2011
EDIZIONE:
Dal Mondo
GENERE:
Romanzo, Narrativa.
PAGINE:
327
L’Amica Geniale è
il primo libro della serie ed è suddiviso in due parti: “Infanzia” e
“Adolescenza” e protagoniste sono due bambine, e poi adolescenti, Elena Greco
(Lenù) e Raffaella Greco (Lila per Elena e Lina per tutti gli altri
personaggi).
Ambientato in un quartiere della periferia di Napoli, circondati
da tantissimi personaggi, ognuno di loro con caratteristiche particolari,
alcuni minori nella vita delle due bambine, ma altri che rappresentano
ignoranza, povertà ma anche simpatie, amori, amicizie ma anche personaggi poco
raccomandabili che ruotano intorno alle loro vite.
Lenù e Lila sono
entrambe molto intelligenti, molto diverse per ceto sociale ma un’amicizia che
va al di là di tutto, insofferenti alle rigide regole di comportamento del
“rione” dove vivono e un’amicizia la loro molto complessa, seguita passo passo
dove vediamo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente,
i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono. Un rapporto vero, robusto che
resisterà nonostante, dopo la scuola elementare, le loro vite si separeranno,
anche se non si perderanno mai di vista e le loro storie continueranno a
intrecciarsi.
Un libro che ho
letto in venti giorni circa; ne avevo sentito parlare ovunque e spinta dalla
curiosità ho deciso di acquistare e leggere il primo volume della serie e devo
dire che mi è piaciuta, una storia che mi ha coinvolto, una lettura scorrevole,
piacevole e interessante e vi assicuro che se avessi potuto, non mi sarei mai
staccata dalle pagine!
Elena e Lila sono
due personaggi con personalità e modi di comportarsi completamente diversi,
entrambe sono molto intelligenti ed hanno pregi e difetti come tutti. Elena è
più timida, introversa, studiosa e sempre in competizione con Lila; la vede
come sprono per essere sempre presente ed eccellente nella sua vita, nello
studio proprio perché l’intelligenza, la bellezza, il carattere forte e deciso di
Lila, la fanno sentire a volte inferiore e ce la mette tutto per essere
all’altezza della sua amica e persino superarla. Lila dal canto suo, è davvero
una ragazzina molto intelligente, continua a studiare da sola prendendo in prestito i libri dalla biblioteca, poiché
“costretta” ad abbandonare gli studi dal padre e andare a lavorare nel negozio
di famiglia ed è sempre lei a dare consigli e incitazioni, seppur
inconsapevolmente, a Elena.
Lila comparve nella mia vita in
prima elementare e m’impressionò subito perché era cattiva. Eravamo un po’
tutte cattive, in quella classe, ma solo quando la maestra Oliviero non poteva
vederci. Lei invece era cattiva sempre.
Lila, infatti, è
una bambina piuttosto scontrosa, ribelle e non molto amata a scuola e nel
rione, solo Elena sa effettivamente chi è Lila e nonostante tutto le rimane
accanto e la sente come una presenza importante nella sua vita e di cui non può
farne a meno.
Elena e Lila sono
entrambe geniali a loro modo e ognuna vede l’altra come un’amica geniale, come
se l’una dipendesse dall’altra per impegnarsi ed eccedere nella propria vita.
L’amicizia di Elena
e Lila sono il punto principale del romanzo, tutto fa da “contorno” e si svolge
in un periodo davvero difficile e particolare, gli anni cinquanta, dopo la
guerra e viene “descritta” una Napoli di quel periodo, che tenta di trovare un
po’ di benessere, minacciata dalla presenza della Camorra personificata dalla
famiglia Solara e più precisamente dai due fratelli, Michele e Marcello, i
primi ad avere la macchina nel rione e che si elevano, si considerano superiori
a tutti, egocentrici e violenti, ricchi e belli, piegano il rione e i ragazzi e
sono considerati come presenze imponenti e pericolosi all’interno del gruppo.
Una realtà non
facilissima da affrontare che la Ferrante ha saputo raccontare delicatamente e
senza particolari traumi, nel suo libro ed è riuscita a trasmettere il valore
dell’amicizia, è riuscita ad analizzare i personaggi, i loro stati d’animo
attraverso Elena; infatti, è proprio Elena che racconta in prima persona la
storia, attraverso i suoi sguardi, emozioni, sensazioni, pensieri riusciamo a
“vivere” tutto attraverso i suoi occhi.
Un linguaggio
ricco, vivace, essenziale, colloquiale ma anche descrittivo attraverso un ritmo
rapido, fluido, scorrevole, semplice che porta a coinvolgerti nella storia e
soprattutto a vivere tutto attraverso Elena e sentire le emozioni belle e
brutte, che lei prova.
Un libro davvero
piacevole da leggere, nonostante la sua semplicità, il suo non essere
caratterizzata da eventi particolari o traumatici ma semplicemente la storia di
queste due bambine e ragazze, la loro quotidianità reale in cui tutti possono
immedesimarsi e vivere.
Un romanzo
assolutamente promosso e una serie di cui continuerò a leggere anche gli altri
libri: Storia del nuovo cognome, Storia di che fugge e chi resta, storia della
bambina perduta.
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Questo l’Incipit
Cancellare le tracce
Stamattina mi ha telefonato Rino, ho creduto che volesse ancora soldi e mi sono preparata a negarglieli. Invece il motivo della telefonata era un altro: sua madre non si trovava più.
“Da quando?”.
“Da due settimane”.
“E mi telefoni adesso?”.
Il tono gli dev’essere sembrato ostile, anche se non ero né arrabbiata né indignata, c’era solo un filo di sarcasmo. Ha provato a ribattere ma l’ha fatto confusamente, in imbarazzo, un po’ in dialetto, un po’ in italiano. Ha detto che s’era convinto che la madre fosse in giro per Napoli come al solito.
“Pure di notte?”
“Lo sai com’è fatta.”
“Lo so, ma due settimane d’assenza ti sembrano normali?”.
“Sì. Tu non la vedi da molto, è peggiorata: non ha mai sonno, entra, esce, fa quello che le pare”.
Comunque alla fine si era preoccupato. Aveva chiesto a tutti, aveva fatto il giro degli ospedali, si era rivolto persino alla polizia. Niente, sua madre non era da nessuna parte. Che buon figlio: un uomo grosso, sui quarant’anni, mai lavorato in vita sua, solo traffici e sperperi. Mi sono immaginata con quanta cura avesse fatto le ricerche. Nessuna. Era senza cervello, e a cuore aveva soltanto se stesso.
“non è che sta da te?” mi ha chiesto all’improvviso.
La madre? Qui a Torino? Conosceva bene la situazione e parlava solo per parlare. Lui si che era un viaggiatore, era venuto a casa mia almeno una decina di volte, senza essere invitato. Sua madre, che invece avrei accolto volentieri, non era mai uscita da Napoli in tutta la sua vita. Gli ho risposto:
“No che non sta da me”.
“Sei sicura?”
“Rino, per favore: t’ho detto che non c’è”.
“E allora dov’è andata?”
Ha cominciato a piangere e ho lasciato che mettesse in scena la sua disperazione, singhiozzi che partivano finti e continuavano veri. Quando ha finito gli ho detto:
“Per favore, una volta tanto comportati come vorrebbe lei: non la cercare.”
“Ma che dici?”
“Dico quello che ho detto. E’ inutile. Impara a vivere da solo e non cercare più nemmeno me.”
Ho riattaccato.
Stamattina mi ha telefonato Rino, ho creduto che volesse ancora soldi e mi sono preparata a negarglieli. Invece il motivo della telefonata era un altro: sua madre non si trovava più.
“Da quando?”.
“Da due settimane”.
“E mi telefoni adesso?”.
Il tono gli dev’essere sembrato ostile, anche se non ero né arrabbiata né indignata, c’era solo un filo di sarcasmo. Ha provato a ribattere ma l’ha fatto confusamente, in imbarazzo, un po’ in dialetto, un po’ in italiano. Ha detto che s’era convinto che la madre fosse in giro per Napoli come al solito.
“Pure di notte?”
“Lo sai com’è fatta.”
“Lo so, ma due settimane d’assenza ti sembrano normali?”.
“Sì. Tu non la vedi da molto, è peggiorata: non ha mai sonno, entra, esce, fa quello che le pare”.
Comunque alla fine si era preoccupato. Aveva chiesto a tutti, aveva fatto il giro degli ospedali, si era rivolto persino alla polizia. Niente, sua madre non era da nessuna parte. Che buon figlio: un uomo grosso, sui quarant’anni, mai lavorato in vita sua, solo traffici e sperperi. Mi sono immaginata con quanta cura avesse fatto le ricerche. Nessuna. Era senza cervello, e a cuore aveva soltanto se stesso.
“non è che sta da te?” mi ha chiesto all’improvviso.
La madre? Qui a Torino? Conosceva bene la situazione e parlava solo per parlare. Lui si che era un viaggiatore, era venuto a casa mia almeno una decina di volte, senza essere invitato. Sua madre, che invece avrei accolto volentieri, non era mai uscita da Napoli in tutta la sua vita. Gli ho risposto:
“No che non sta da me”.
“Sei sicura?”
“Rino, per favore: t’ho detto che non c’è”.
“E allora dov’è andata?”
Ha cominciato a piangere e ho lasciato che mettesse in scena la sua disperazione, singhiozzi che partivano finti e continuavano veri. Quando ha finito gli ho detto:
“Per favore, una volta tanto comportati come vorrebbe lei: non la cercare.”
“Ma che dici?”
“Dico quello che ho detto. E’ inutile. Impara a vivere da solo e non cercare più nemmeno me.”
Ho riattaccato.
Voi Stelline lo
avete letto? Cosa ne pensate? Fatemi sapere le vostre opinioni qui sotto nei commenti!
Vi mando un bacione
e alla prossima!
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Ciao, ottima recensione anche se a me il romanzo non è piaciuto
RispondiEliminaGrazie Benedetta ★
EliminaSe vuoi raccontarmi perchè non ti è piaciuto, a me farebbe molto piacere sapere la tua opinione!
Un bacione
Dany ❤
Complimenti per la recensione,non ho ancora letto il libro ma ho visto la sua trasposizione televisiva che mi è molto piaciuta.
RispondiEliminaGrazie Lory ★
EliminaIo la serie non l'ho vista proprio perchè non ho ancora letto tutta la serie di libri...
Un abbraccio
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaGrazie mille Cry ★
EliminaUn bacione
Dany ❤