mercoledì 6 novembre 2024

RACCONTI DI ANTON CECHOV - RECENSIONE LIBRO 📖

Buongiorno Stelline,

benvenute o bentornate sul mio blog!

Oggi vi porto la recensione della mia ultima lettura che mi ha accompagnato per tantissimi mesi perché un bel mattoncino e che fa parte del mio percorso di studio della letteratura russa, una delle letterature che più mi incuriosiscono e che sono felice di intraprenderne lo studio per ampliare la mia conoscenza, assolutamente personale e solo ed esclusivamente per mia passione per la letteratura e voler imparare e leggere sempre di più in merito a questa materia che ho sempre amato, anche a scuola!




Il libro che ho terminato è RACCONTI di Anton Cechov, che non era indicato nel percorso che ho studiato ma del quale veniva menzionato un racconto che mi ha talmente incuriosito che ho deciso di leggere tutti i racconti presenti all'interno di questa antologia dedicata a questo scrittore, quindi non farò alcuna premessa in riferimento al periodo che ho studiato, prima di iniziare la lettura di questo libro, ma farò una semplice e breve recensione su questa opera.


Titolo: Racconti

Autore: Anton Cechov

Casa Editrice: RCS Libri spa

Edizione: Bur Rizzoli

Genere: Classico - Racconti

Pagine: 1015

Tipo: cartaceo in copertina flessibile

Percorso: Letteratura Russa

Serie/Saga: Autoconclusivo

Valutazione: ★★★

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"Cechov chiamo a raccolta le ultime forze e disse: -E' un sacco di tempo che non bevo più champagne.- Si portò il bicchiere alle labbra e bevve."

"voi mi rimproverate l'obiettività, chiamandola indifferenza verso il bene e il male, mancanza di ideali. Vorreste che quando dipingo i ladri di cavalli dicessi: è male rubare i cavalli! Ma questo è affare dei giudici, il mio lavoro consiste nello spiegare che cosa essi sono…"

Maestro del racconto breve, amato e imitato da moltissima letteratura del Novecento, Cechov ha affascinato generazioni di lettori e scrittori per concretezza della narrazione, ma anche per senso tragico di cui sono intrise le sue storie più minute e per quella sorta di ovattata drammaticità in cui affondano le vite dei personaggi.

Nei suoi racconti è presente un'amplissima gamma di sfumature e tonalità narrative: dalla grottesca comicità delle prime raccolte giovanili alla feroce e malinconica descrizione di una borghesia russa sull'orlo del baratro. Il curatore, tra i massimi slavisti italiani, ci restituisce la scrittura del grande maestro russo in tutta la sua complessità.





Come vi dicevo all'inizio, ho letto questo libro in molti mesi e finalmente l'ho terminato nel mese di ottobre. Tantissime pagine, per di più con un font non grandissimo ed estremamente fitto e ricco di vicende in racconti sia brevi che lunghi che sinceramente hanno reso il mio entusiasmo e la mia attenzione davvero altalenante che ha rischiato spesso di portarmi nel blocco del lettore ma, per fortuna, non è successo e alla fine mi sono data un'accelerata nella lettura e finalmente sono riuscita a terminare la lettura. 

Come vi dicevo, sempre all'inizio, questo libro non è presente nel percorso di letteratura russa che stavo leggendo, nella sezione in cui parla di Pietro Il Grande, ma qui viene menzionato un racconto che mi ha incuriosito tantissimo e che mi è venuta voglia di interrompere un attimo lo studio ( durata mese questa sospensione ahimè) e leggere il racconto e di conseguenza tutta l'antologia, intitolato "Il Grosso e Il Magro, un'antologia che racchiude ben sessantanove racconti.

Quasi tutti i racconti hanno un narratore esterno, scritto in terza persona con una focalizzazione zero, con una sorta di Narratore Onnisciente che ci racconto tutto e in tutti i racconti di evidenzia il senso di Cechov che sta proprio nella sua inesauribile arte, cioè nella sua capacità di raccontare i personaggi e la loro vita: nessun uomo è uguale a un altro, anche se gli può assomigliare.

I personaggi sono disegnati in modo rapido, con pochi tratti e lo stesso autore, prende le distanze dai suoi personaggi. Gli atteggiamenti sentimentali o anche passionali gli sono del tutto estranei. Grazie al distacco dai suoi personaggi, e all'ironia con cui li guarda, si tiene sempre libero. Lascia vivere i suoi personaggi, nel bene, nel male, con un po' di male e un po' di bene mescolati. Il suo giudizio, quindi, non è mai provocatorio.

Ho riscontrato un linguaggio ricco, alcune parti un po' difficili in cui predominano le sequenze narrative, descrittive e il ritmo l'ho trovato abbastanza lento e alcune volte noioso.

La narrazione dei racconti è tenuta abbastanza bene, anche se sono davvero pochi quelli che mi sono veramente piaciuti e che mi hanno lasciato qualcosa dentro, ma che soprattutto mi abbiano colpito, coinvolto e appassionato. Ho trovato l'esposizione dei fatti abbastanza chiara e ho trovato gli stessi fatti assolutamente originali, logici ma che mi hanno trasmesso un senso di tristezza e di angoscia durante la lettura che non mi hanno fatto apprezzare in modo particolare l'intera opera.

I temi trattati all'interno dei racconti sono davvero tanti ma i più marcati sono senza ombra di dubbio: la solitudine, la religione, il classismo, la povertà, la vita, il maschilismo, la libertà ma i due argomenti principe di tutti i racconti sono la malattia e il pregiudizio degli uomini verso altri uomini e situazioni e questo mi ha portato davvero tanta tristezza, mi ha lasciato sconvolta, angosciata e la lettura non è stata per niente semplice. 

Tutti i personaggi dei racconti sono descritti abbastanza bene anche se poco appassionanti, non ho trovato immedesimazione, condivisione e pochissima, se non nulla, empatia verso di loro, nessuno che mi abbia colpito positivamente o negativamente, sono rimasta principalmente indifferente a loro e questo mi porta a non considerare un libro parte di me e della mia vita. 

Il linguaggio è un po' difficile, molte parole ed espressioni in russo che bloccavano un po' la lettura per andare a capire meglio cosa significassero, ma allo stesso tempo ho trovato tutto abbastanza istruttivo e molte frasi mi hanno portato a riflettere tantissimo e le ho apprezzate:

"L'umanità andrà degenerando e del genio non resterà neanche la traccia"

e ancora: "Io dicevo a mia moglie che lei vedeva le macchie sul vetro, ma non vedeva il vetro stesso."

anche: "Tutto passa, passerà anche la vita, quindi nulla è necessario. Oppure è necessaria soltanto la coscienza della libertà, perché quando l'uomo è libero, nulla, nulla gli è necessario."

e infine: "E forse nell'altro mondo, nell'altra vita noi ci saremmo ricordati del lontano passato, della vita terrena con lo stesso sentimento."

Ciò che mi ha colpito maggiormente è l'ambiente, ho trovato davvero suggestive alcune descrizioni di parti in cui si descrive la natura e posso dire che è l'unica cosa che ho amato in molti racconti dell'antologia.




Sicuramente non è un libro che mi ha lasciato un segno nel cuore a lettura terminata, ma sono contenta, in ogni caso, di averlo letto per arricchire il mio bagaglio di letteratura russa, che mi affascina molto e che continuerò "a studiare" per puro piacere personale.




Anche questa recensione del libro Racconti di Anton Cechov finisce qui. Chi di voi lo ha già letto? Cosa ne pensate? Vorreste leggerlo? Vi piace la letteratura russa? Aspetto i vostri commenti qui sotto!

Vi mando un bacione e alla prossima!







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