Una Fuga Sospetta di Mason Cross: un romanzo che trasuda suspense e un mix di sicuro impatto per un esordio davvero convincente.
Ciao a tutti!
Benvenuti o Bentornati sul mio blog! Oggi vi porto Il Mio Diario di Lettura del libro UNA FUGA SOSPETTA di Mason Cross, un libro che ho letto nel mese di luglio e di cui, finalmente, riesco a scriverne la recensione!
Autore: Mason Cross
Titolo: Una
Fuga Sospetta
Casa
Editrice: TimeCrime
Edizione:
One
Anno
Copyright: 2014
Titolo
Originale: The Killing Season
Traduzione:
Tessa Bernardi
Pagine: 383
Serie/Saga:
Carter Blake ( primo libro)
Data
Pubblicazione: 24 gennaio 2018
Data Inizio
Lettura: 10 luglio 2025
Data Fine
Lettura: 27 luglio 2025
Tipo Libro:
cartaceo in copertina flessibile
Genere:
Thriller
“Niente é più letale di un killer senza movente.”
A pochi
giorni dalla sua esecuzione, Caleb Wardell, ex cecchino del corpo dei marines
divenuto uno dei più efferati serial killer della storia del crimine, evade dal
braccio della morte.
Un duro
colpo per le forze dell’ordine alla vigilia delle elezioni presidenziali e un
incubo che si rinnova dopo anni dall’ultimo tragico delitto. Riconquistata la
libertà, l’ex marine riprende il lavoro interrotto al momento della sua
cattura, tornando a uccidere e insanguinare il Paese.
L’ FBI,
beffato dalla sua evasione, ricorre all’aiuto di Carter Blake, uno specialista
della caccia all’uomo con un passato a dir poco oscuro, un passato di cui fa
parte anche Caleb Wardell…
Quando la
caccia piomberà in uno spirale di violenza fuori controllo, amplificata dalle
reazioni di un’opinione pubblica sconvolta e ostacolata dagli ambienti corrotti
all’interno dei federali, Blake capirà di essere clamorosamente fuori strada.
Braccato dal
tempo che scorre inesorabile verso il prossimo delitto e dalla frustrazione di
non riuscire a spezzare la catena di omicidi, dovrà usare tutta la sua
esperienza e il suo intuito per fermare il killer, prima di diventare lui
stesso una vittima.
In Una Fuga
Sospetta, la narrazione sviluppa un intreccio poliziesco e fortemente emotivo e
la suspense si rivela essere la vera natura di questo romanzo e ha indotto me lettrice a vivere uno stato di tensione generato
dall’attesa, con il brivido e il terrore di quello che sarebbe successo.
Un romanzo
che si focalizza sull’azione vista come punto principale dell’attenzione,
piuttosto che ricercare e trovare indizi sull’assassino e la soluzione del
mistero, proprio perché sappiamo già chi è il killer e si segue la rocambolesca
e pericolosa ricerca e cattura dell’omicida con un risvolto davvero
inaspettato. La domanda che mi sono posta da lettrice non è stata “chi è
stato”, bensì mi sono chiesta se Blake e Banner sarebbero sopravvissuti e
avrebbero catturato il killer e quindi il punto focale si sposta sulle azioni
dei personaggi principali per superare gli ostacoli e arrivare a Wardell,
ostacoli che hanno creato in me suspense e curiosità che mi hanno accompagnato
fino alla fine.
In questo
romanzo, Blake e Banner si trovano a dover affrontare ipotesi improvvise per le
quali non sono propriamente allenati ma devono improvvisare e farsi guidare
dallo spirito della caccia, della sopravvivenza loro e degli altri. In qualche
modo hanno dovuto superare la loro comfort zone mentale e pensare in modo da
poter superare Wardell per riuscire a sconfiggere il pericolo. Ovviamente le situazioni che dovranno
affrontare fuoriescono dalla loro sfera di equilibrio e di prevedibilità;
devono lottare per salvare la vita a sé stessi e a qualcuno a loro molto
vicino, soprattutto qualcuno vicino e unito da un legame affettivo.
Una Fuga
Sospetta è un thriller d’azione, infatti vi è l’utilizzo dell’elemento
rappresentato dall’azione per scatenare la suspense. Dove c’è sia la lotta per
la sopravvivenza, contro il decorso del tempo, ma anche inseguimento e cattura
del serial killer. Ma è anche un
thriller poliziesco, dove viene lasciato in secondo piano la storia personale
dei protagonisti, solo accennata e affrontata in modo superficiale e poco
approfondita.
I personaggi
principali, Carter Blake e l’agente Elaine Banner precipitano continuamente in
una situazione di persecuzione e progressivo pericolo.
L’antagonista,
Caleb Wardell, è un serial killer che fugge improvvisamente durante un
trasferimento di prigione e il loro obiettivo è catturarlo in quanto
considerato uno spietato killer ma, allo stesso tempo, il killer stesso ha un
obiettivo terrificante che ha creato in me lettrice un senso perenne di
terrore, disgusto, rabbia misto ad ansia. Vi è in Carter Blake un meccanismo di
reazione che gli dà un’indole di vero combattente con la voglia di sopraffare
il nemico e sconfiggerlo; egli ha la credibilità per riportare ordine nel mondo
scombussolato dalle azioni di Wardell. Blake è semplicemente colui che prima
degli altri avverte la minaccia ed entra in azione per neutralizzarla e
combatterla. Lui non si definisce un cacciatore di taglie, si considera solo
bravo a trovare chi non vuole farsi trovare ed è capace di localizzare il
killer ed ha quindi un ruolo determinante nell’assicurarlo alla giustizia.
Caleb
Wardell all’inizio della storia sembra una figura forte e sicuramente più
influente rispetto a Carter Blake, e questa sua caratteristica iniziale mi ha
fatto percepire a tutti gli effetti la sensazione di pericolo imminente. Un
atteggiamento, il suo, percepito come fonte di grande pericolo: secondo lui gli
sguardi torvi funzionavano sempre. Davano a intendere che all’osservato restava
quell’ultima occasione per evitare di finire male. “Il trucco stava nel fare
sul serio”. Secondo lui poteva anche sparire dal radar nazionale, ma
avrebbe fatto sì che le ultime persone con cui si sarebbe incontrato si
ricordassero di lui, aveva sviluppato l’abitudine di valutare con occhio
critico ogni ambiente in cui si trovava e di individuare i punti migliori sia
sul piano offensivo che difensivo. Una figura sicuramente enigmatica, dotata di
grande intelligenza e risorse e il confronto con Blake è davvero avvincente.
Vi è una linea narrativa principale alquanto complessa che mi ha lasciato intravedere più di un’anticipazione e che ha generato aspettative e tanta curiosità in me lettrice, durante la lettura ero perennemente nella situazione di interrogarmi su cosa sarebbe accaduto proseguendo con la storia.
L’ analisi
era concentrata sulle motivazioni che hanno spinto Wardell a commettere un
certo fatto, ossia la fuga, e sulla rispettiva modalità con la quale venga
catturato e assicurato alla giustizia.
In questo
romanzo si alternano nella narrazione fasi di ritmo concitato a brevi fasi di
calma e hanno creato in me la sensazione che il pericolo imminente fosse dietro
l’angolo.
L’ambientazione
è la città di Chicago, quindi un’area urbana.
L’ordine
temporale della narrazione segue una linea cronologica, lineare e diretta
concentrandosi sul presente e sullo svolgimento delle azioni e degli eventi man
mano che accadono con qualche piccolo flashback, nulla di significativo e rilevante,
con un ricordo del passato che sembra mostrare il protagonista e l’antagonista
principale sono già vecchie conoscenze e la domanda che mi ha accompagnato e
cosa fosse successo in passato tra loro. In questo modo ho vissuto l’azione e i
pericoli insieme a Blake, il protagonista. Il ritmo è funzionale a creare un
ritmo serrato e tutto si sussegue abbastanza rapidamente, concentrandosi
sull’urgenza della vicenda in modo semplice e per nulla complicato.
In questo
romanzo abbiamo la focalizzazione è principalmente interna, focalizzata sul
protagonista Carter Blake, dove seguo il suo punto di vista narrando i capitoli
a lui dedicati in prima persona e vedendo i fatti attraverso i suoi occhi, le
sue preoccupazioni, i suoi pensieri e le sue reazioni. Ma il suo punto di vista è alternato ad altri
personaggi, in altri capitoli scritti in terza persona, quali l’agente dell’FBI
Elaine Banner e il serial killer Caleb Wardell; quindi, il punto di vista non è
sicuramente fisso ma cambia creando quindi una focalizzazione variabile,
spostando la prospettiva da un personaggio all’ altro nel corso della storia e
una focalizzazione multipla, dove i tre personaggi principali guardano gli
stessi eventi offrendo interpretazioni diverse.
Le tematiche
analizzate sono la violenza, la paura e omicidi efferati con una sorta di
cospirazione e sospetto, esplorano quindi la natura del male e la fragilità
umana. Vi è una sorta di “corsa contro il tempo” in cui Blake e Banner devono
assolutamente capire e sventare il piano criminale di Wardell prima che sia
troppo tardi.
Il
linguaggio utilizzato è semplice, chiaro, diretto, vivace, conciso, privo di
fronzoli ma essenziale che mantiene me lettrice coinvolta nell’azione e nella
suspense creata con una sintassi veloce, incalzante e rapida con frasi brevi e
incisive che contribuiscono a creare un ritmo serrato, incalzante e dove ogni
elemento linguistico è finalizzato al progredire della storia e a generare
tensione e aspettativa per la risoluzione degli eventi. Le sequenze sono descritte in modo essenziale,
ridotte quindi al minimo indispensabile ma allo stesso tempo evocative che si
concentrano sulla progressione della trama e sull’aspetto emotivo dei
personaggi senza rallentare l’azione ma utilizzando dettagli che aggiungono
atmosfera e profondità emotiva.
Uno stile
asciutto che crea tensione e un ritmo incalzante, con dialoghi funzionali alla
narrazione e descrizioni essenziali.
Wardell
prova paura… paura di non riuscire più a sparare la paura era il sudore freddo
che gli aveva impedito di svuotare la sua mente, la vocina che gli sussurrava
all’orecchio, spezzando il rituale. I suoi occhi non si erano mai velati di
sconfitta o rimpianto. (ma quale sarà il suo obiettivo finale? Mi sono
chiesta per quasi tutto il romanzo, che cos’ha in mente?) “L’obiettivo
finale era sempre lo stesso, ma non c’era niente di male a puntare a qualche
bersaglio di riscaldamento, oltre a quello che si era già prefissato.”
Spari che
riecheggiavano dal passato, sangue, caldo e polvere nel suo ricordo; urla di
dolore e paura e il fatto di essere stato interrotto, cosa che questa volta non
sarebbe accaduto. Un uomo pazzo, pericoloso e fiero di sé. “Il nome del
killer e la foto a corredo non erano altro che un indesiderato rumore di
sottofondo.” ( Un uomo che mi ha inquietato e mi ha fatto tanta paura
per tutto il romanzo).
La vendetta
non è l’unico fattore, era evidente che Wardell stesse lavorando a qualcosa di
grosso. La cosa certa su di lui è che una volta iniziato non avrebbe né voluto
né potuto fermarsi. Era uno schifoso bastardo, non era altro che una persona
malvagia, lui voleva uccidere e voleva continuare a farlo. Mai dare niente per
scontato con questo tizio.
Le uccisioni
di Wardell mandavano in frantumi quella monotona routine, come un treno in
corsa che investe un animale randagio. L’effetto che le sue imprese provocavano
sulla popolazione gli piaceva tanto quanto gli omicidi in sé per sé, se non
addirittura di più. La paura, l’isterismo, il terrore collettivo… sapere di
esserne la causa gli provocava un effetto di gran lunga superiore a quello
garantito dalla droga più potente mai elaborata al mondo. Wardell andava
orgoglioso delle proprie imprese. Non aveva mai capito per quale motivo
l’orgoglio fosse un peccato capitale, ma a dire il vero c’erano molti aspetti
della morale comune che non capiva, o che non voleva sforzarsi di capire. “Sentì
crescere un impulso che doveva sforzarsi di reprimere. Ne voleva ancora, voleva
assaporare l’essenza della paura.”
Quel
bastardo mieteva una nuova vittima ogni manciata di secondi, e anche se Blake
fosse riuscito a determinare la sua posizione, sarebbe servito tanto quanto
accendere l’aria condizionata all’inferno. “Quando uccidi su un palcoscenico
così importante, sai che a termine di tutto non c’è un atto finale per la fuga.”
Qualcuno ha
fatto evadere Wardell dal braccio della morte per raggiungere un obiettivo.
L’obiettivo è uccidere una persona. L’obiettivo non è stato del tutto
raggiunto. (quindi assolutamente una fuga sospetta, è stato tutto
architettato da qualcuno per raggiungere il suo personale obiettivo usando
Wardell)
Certe
eventualità erano semplicemente inevitabili. Wardell è in attesa dell’“ultimo
ballo” come lo definisce lui. (anch’io sono stata in trepida attesa per tutto il corso del romanzo.)
Caleb
Wardell, barba folta, un appassionato di esercizi sportivi. Un uomo dal fisico asciutto ma
potente. Occhi freddi e inespressivi (un tipo davvero inquietante). (mi
ha urtato e non poco la sua violenza, soprattutto la parte in cui dice che da ragazzo ha fatto addirittura morire di fame un coniglio e mi ha fatto
riflettere che, se un bambino o ragazzino fa del male agli animali o gode nel
vederli morire allora è sicuramente un potenziale violento e un assassino,
senza pietà! La violenza che Wardell usa nel compiere gli omicidi conferma il mio
pensiero!) Uno psicopatico ma non un’idiota. È addestrato per eludere gli
inseguitori. “Wardell è una forza della natura in cui si sono imbattuti per
caso. Una conseguenza imprevedibile. Come… il maltempo.” Sicuramente
Wardell era un uomo che sistemava i conti in sospeso. Lui era un tiratore
scelto della marina militare americana con tre missioni in Iraq e cinque anni
nella prigione di massima sicurezza di Marion alle spalle.
Carter
Blake, il protagonista, mi ha affascinato molto. Aveva un aspetto ordinario, altezza nella media, corporatura
anch’essa nella media, capelli scuri, barba rasata. Di bell’aspetto, forse, ma
niente di speciale (secondo Banner) il tipo d’uomo privo di tratti distintivi
da descrivere in caso di necessità. “L’uomo sembrava assorbire i loro
sguardi indiscreti con la stessa semplicità con cui una parete insonorizzata
inghiotte un urlo” ma si era sbagliata Banner su di lui: non aveva un
aspetto ordinario. Sì, la prima impressione che lasciava era quella di un uomo
qualunque, ma, ora che aveva passato un po’ di tempo con lui non poteva fare a
meno di notare la linea marcata della mandibola e i singolari occhi verdi che
sembravano capaci di scrutare anche i pensieri più nascosti.
Elaine Banner, l’agente speciale dell’FBI e cooprotagonista di Blake. Lunghi capelli scuri e lucenti legati in una coda di cavallo. I suoi occhi di un marrone scurissimo. Lei sapeva che ogni piccola delusione finiva per sommarsi alle altre. Il senso di colpa era un fastidio costante. Le scene del crimine non la turbavano; non l’avevano mai fatto. Le avevano detto che era strano, che ci voleva tempo prima di desensibilizzarsi, ma era un processo che, per qualche motivo, lei non aveva mai dovuto affrontare. (mi ha colpito molto questo tratto del suo carattere, una tipo tosta e molto forte sotto questo punto di vista). Quel caso le aveva aperto gli occhi su una strana realtà sotterranea fatta di killer anonimi, di uomini sobri e pericolosi che si confondevano tra le folle.
Mi ha fatto molto riflettere lo scambio di battute che un certo punto Banner ha con sua figlia. Povera piccola, posso capire la sua delusione, ma, non riesco a condannare la stessa Banner. Il suo è un lavoro difficile, pericoloso, senza orari ma questo può sicuramente minare il rapporto con sua figlia.
Passiamo quindi alla mia valutazione personale:
- -
Un contenuto e uno stile piacevole, con una storia interessante e uno stile semplice ma
efficace.
- -
Opera scritta abbastanza bene, con qualche piccolo refuso ma nulla di grave, dove le norme
della grammatica italiana sono state rispettate e nessun errore di ortografia o
di sintassi rilevata.
- -
Ottima logicità nella conduzione della storia: non ho riscontrato stravaganze senza
senso che abbiano tradito il filo conduttore e la coerenza fra i piani
narrativi. La storia si snoda secondo una conseguenza di azioni e reazioni che
non fuoriescono dal binario della narrazione.
- -
Buona caratterizzazione dei personaggi: il protagonista non è un manichino esposto in
vetrina, ma presenta caratteristiche ben precise. Come del resto anche gli
altri personaggi principali sono descritti in modo dettagliato a livello fisico
e comportamentale, meno approfondito l’aspetto psicologico, ma per questo tipo
di romanzo non è indispensabile.
- -
Buona efficacia dei dialoghi: sono scarni ma credibili, mai banali o superficiali, sono
serviti a trasmettere informazioni, rilevare la personalità dei personaggi e
aumentare la tensione narrativa.
- -
Una storia originale: tra quelle lette fino ad ora, l’ho trovata interessante, non prevedibile
e nemmeno scontata.
- -
C’è qualche cliché: non mi ha fatto impazzire e soprattutto prevedibile che ad un certo
punto scattasse l’attrazione tra Banner e Caleb Blake, una parte che non mi è
piaciuta tantissimo e che era quasi scontata sarebbe successa.
- -
Buona capacità di coinvolgere: la storia narrata ha generato in me curiosità e interesse,
mi ha rapito abbastanza e avevo sempre voglia di proseguire nella lettura. Ho
provato empatia e mi sono trovata coinvolta nel protagonista e ho vissuto con
lui le vicende, provando le sue paure e capendo le sue azioni e decisioni. La
trama l’ho trovata ricca e le motivazioni dei personaggi sfaccettate portando
un aumento dell’ansia e dell’attesa di scoprire come sarebbe finita.
- -
Discreto effetto sorpresa: alcuni elementi impensati sono intervenuti a scombinare i
piani, anche se nella fase finale, pur essendo presente l’azione, non l’ho
trovata particolarmente emozionante e mi ha lasciato con un gran bel punto di
domanda: Blake tornerà? Oppure è il primo libro di una serie? E quindi mi ha
lasciato con la felicità che la vicenda narrata sia conclusa, ma, con il dubbio
che prima o poi Blake e Banner torneranno in un altro libro…
- - Discreta capacità di lasciare il segno a lettura conclusa: non gli affido un posto d’onore fra le mie preferenze, che non avrò voglia di rileggere in futuro e che non ho dovuto smaltire subito dopo essere arrivata all’ultima riga. Non ho neanche avuto bisogno di qualche giorno per assorbire la storia, non ho continuato a pensarci, rimuginare anche se la lettura di questo romanzo è stata un’esperienza piacevolissima, dinamica e coinvolgente e un libro che custodirò nella mia libreria personale.
Il libro mi
è piaciuto, interessante, avvincente, per nulla noioso, stimolante di lettura
rapida, intensa e abbastanza coinvolgente ma sicuramente piacevole, semplice e
scorrevole. I sentimenti che mi hanno accompagnato nella lettura del romanzo
sono stati: curiosità, sconcerto, irritazione, ansia e sollievo.
Ho trovato
la storia carina, abbastanza avvincente, ho “visto” tutto e ho provato molte
emozioni: rabbia, disgusto e ho trovato le descrizioni molto crude e
vomitevoli, come li ho definiti io, di cadaveri e ho trovato il personaggio di
Carter Blake molto affascinante mentre Wardell, spietato e davvero irritante,
un vero e proprio bastardo.
Non è
sicuramente un capolavoro e nulla di memorabile, con qualche cliché e
stravaganza ma un bel romanzo anche se qualcosa mi dice che non è finita qui…
avrò ragione?
È il primo
libro che leggo di quest’ autore e leggendo le informazioni su di lui ho
scoperto che il romanzo UNA FUGA SOSPETTA, è il suo libro d’esordio e primo
capitolo della serie che vede protagonista Carter Blake e quindi ecco la
risposta alla mia domanda: ci saranno altre storie collegate a questo romanzo e
sicuramente continuerò a leggere anche gli altri quando usciranno. Mi piace il
suo stile descrittivo, narrativo, non eccelso ma d’ intrattenimento e capace di
coinvolgere e creare la giusta suspense e curiosità.
FRASE
RAPPRESENTATIVA
“Se
l’edificio è in fiamme, devi concentrare tutti i tuoi sforzi nello spegnimento
dell’incendio. Poi ti preoccuperai di chi l’ha appiccato.”
FRASE
PREFERITA
“Chi si
sente a proprio agio dà tutto per scontato. Non si guarda le spalle quando
cammina per strada.”
Fatemi sapere se avete già letto questo libro, cosa ne pensate, se vi piacerebbe leggerlo e se vi è piaciuto IL MIO DIARIO, lo spazio qui sotto nei commenti è tutto vostro!
Prima di lasciarvi, vi lascio il video sul mio canale della serie Leggo e Annoto in tempo reale i primi due capitoli del libro, se vi interessa:
Un bacione e alla prossima!
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