Ciao a tutti,
Benvenuti su Dany’s Hobbies.
Una lettura che mi ha intrattenuta per parecchio tempo che
considero impegnativa, un po’ pesante e poco coinvolgente ma, che sono
contentissima di aver letto come arricchimento personale e per scoprire
qualcosa di più interessante nei confronti del personaggio di Re Artù. Queste
le caratteristiche che ho rilevato per parere personale finendo di leggere
questo libro che fa parte del mio Percorso Letteratura Francese e di cui vi porto
quest’oggi la mia personale recensione. Curiose di scoprire se questo libro vi
può interessare oppure se lo avete letto, condividere o meno i miei pensieri?
Allora continuate a leggere la recensione!
Oggi vi parlo del libro che mi ha accompagnata in questi mesi
e che ho terminato nel mese di novembre e il testo in questione è I ROMANZI
CORTESI di Chrétien De Troyes, un classico senza tempo che personalmente non
conoscevo.
Titolo: I Romanzi Cortesi
Autore: Chrétien De Troyes
Casa Editrice: Mondadori Libri
Traduttore: a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia
Magini.
Data Pubblicazione: 25 gennaio 2017
Pagine: 620
Genere: Classico
Percorso: Letteratura Francese
Valutazione: ★★★
Chrétien De Troyes è il più grande poeta medievale prima di
Dante.
Quando cominciò a scrivere, verso il 1160, la letteratura
francese attraversava un periodo di rinascita: già da una quindicina di anni
fioriva il genere del romanzo, che rispecchiava sia il mutamento sociale
sopravvenuto nella classe nobiliare, sia il nuovo modo di intendere il ruolo
della donna, sia anche un complesso di amalgama di eleganza, raffinatezza e
psicologia dell’amore riassunto nei termini “cortese” e “cortesia”.
Vi era anche in lingua d’oil, l’ideologia dell’amore,
secondo cui ogni eroe “deve” amare e dedicare ogni proprio intento a una dama.
Il cavaliere conserverà tutte le qualità dell’eroe epico;
sarà bello, prode, elegante, raffinato, generoso, e l’amore segreto che nutrirÃ
per la dama prescelta lo renderà cavaliere perfetto, “cortese” appunto.
Tra le sue mani, il romanzo arturiano divenne una forma
superiore di narrativa cortese, un’incarnazione originalissima in cui il poeta
fuse i propri concetti etici con l’imitazione dei poeti latini.
Il poeta non poteva non riconoscere in sé stesso il modo
affatto nuovo con il quale delineava i personaggi e sviluppava i rapporti che
si svolgevano tra di essi.
L’antologia che ho tra le mani è composta da cinque libri:
1)
EREC E ENIDE: un “racconto di avventura” ossia
una serie di incidenti non collegati nei quali i personaggi sono coinvolti
senza motivazioni adeguate.
Erec è un cavaliere bello, cortese,
valoroso e sicuro di sé, giovane ma giù maturo nella valutazione dei pericoli e
nella condotta della battaglia.
Enide è la sua perfetta controparte
femminile: di una bellezza senza pari, di nobile famiglia impoverita, ha il
pudore della giovinetta ben allevata e conosce il giusto peso da dare alla
fortuna. Si sottomette subito a ogni capriccio di Erec, ma è difficile dire se
per Enide sia davvero sottomissione, o invece, non vi sia nel suo piegarsi al
desiderio del futuro marito una grande sicurezza, del proprio valore.
Il felice incontro dei due giovani prende a
trasformarsi in amore e si genera il dramma che permetterà alla loro unione di
maturare e di divenire responsabile.
Questo è l’unico romanzo del poeta in cui al
nome dell’eroe è affiancato nel titolo quello della sua dama, con pari dignitÃ
e diritto.
2)
CLIGES: L’uso del monologo come mezzo di
introspezione e il ricorso ad alcune metafore riferite su un piano psicologico.
Su tutta l’opera incombe il ricordo della
leggenda di Tristano.
In questo romanzo la situazione – una giovane
donna sposata a un uomo più anziano ma innamorata di un cavaliere più giovane e
libero da ogni legame, che la ama a sua volta ed è pronto a ogni servizio
d’amore- è premessa ideale per i canoni dell’amore cortese, ma Chrétien intende
servirsene per rendere ancora più esplicita l’opposizione allo spirito della
leggenda tristaniana.
3)
IVANO O IL CAVALIERE DEL LEONE: Ritorna Chrétien
con piena indipendenza al tema prediletto dell’amore che trova la sua più vera
realizzazione all’interno del vincolo coniugale, conciliandosi allo stesso
tempo con gli ideali più alti della cavalleria.
Ivano ha già più di un requisito del vero
cavaliere; eppure, rappresenta un modello ancora incompleto poiché lo vediamo
agire solo preoccupato di sé stesso e della propria gloria.
4)
LANCILLOTTO: Ben lontani dalla serietà con cui
il poeta trattava la psicologia dei personaggi nei romanzi precedenti.
In Lancillotto non sembrano tanto
importanti le fonti, quanto l’atmosfera nella quale il poeta ha immerso la
narrazione. Un’atmosfera irreale, che fa apparire questo romanzo una “visione”
vaga e sfumata in cui personaggi e scene sono librati nell’estasi e nel sogno.
Gli episodi si snodano senza contorni
precisi, e se ci appare che l’ironia sia il filo conduttore di tutta l’opera,
pure non si riesce a sottrarci alla malia di questo amore estatico che Chrétien
condannava, ma che sapeva dipingere con conturbante adesione.
5)
PERCEVAL: Non proprio un romanzo didattico, vi è
esposto, in mezzo alla finzione romanzesca, le tappe da percorrere, i precetti
da seguire, le qualità da possedere per giungere alla perfetta fioritura
dell’essere, aspirazione colta e educata della seconda metà del XII secolo.
È praticamente la genesi di un cavaliere.
In tutti e quattro i libri di questa raccolta è emerso che
il narratore ci mette di fronte a una crisi che investe gli eroi protagonisti,
che si consuma tra la loro individualità , il loro “io”, e il mondo, la società ,
il contesto che li circonda. Questa crisi ha talmente preponderanza che
influisce al livello strutturale sull’intera opera con la cosiddetta
bipartizione: lo si nota quando si pensa di aver lasciato Erec felice e
contento con la nuova sposa, e invece lo si ritrova nella seconda parte
dell’opera dover fare i conti con l’accusa di viltà per aver trascurato i
propri doveri di cavaliere; dovrà dimostrare di cosa è capace, ma allo stesso
tempo dovrà capire dove ha sbagliato e diventare quindi un perfetto cavaliere,
e perciò affronterà un percorso di maturazione insieme alla moglie Enide.
Una cosa simile avviene per Ivano e la sua follia, una crisi
che dà inizio alla seconda parte dell’opera. Nell’ideologia di Chrétien la
crisi scaturisce dalla mancanza di equilibrio tra le due componenti necessarie
per un cavaliere, ovvero l’esperienza d’amore e l’osservanza dei doveri
cavallereschi, strettamente intrecciate tra loro e nessuna delle due deve
prevalere sull’altra.
Sicuramente la lettura di questi testi può così rivelarsi
un’affascinante esperienza ed è una ricchezza averlo letto, soprattutto in età adulta,
perché ha approfondito ciò che ho “studiato” per diletto, nella parte del
medioevo della letteratura francese e mi ha permesso di capire una parte delle
antiche origini del romanzo.
Il linguaggio è ricco, elevato, non sempre facile, di
registro alto dove predominano le sequenze narrative, con ampio spazio a quelle
dialogiche che hanno costruito un ritmo narrativo piuttosto lento e a volte un
po’ pesante ma sicuramente interessante e necessario.
Dal punto di vista oggettivo è un buonissimo contenuto,
tenendo conto dell’epoca in cui è stato composto e lo stile è sicuramente
particolarissimo e unico nel suo genere, una narrativa epica scritta benissimo,
con qualche piccolo refuso, qualche piccola stravaganza ma che non ha dato
fastidio, anzi, secondo me ha in un certo qual modo arricchito il romanzo e
l’esperienza di lettura.
Il libro mi è piaciuto? Diciamo molto sinceramente che non
mi ha fatto impazzire e sono più gli aspetti negativi, per quanto riguarda la
mia esperienza di lettura, che gli aspetti positivi.
Ma partiamo da cosa mi è piaciuto: innanzitutto ho trovato
la narrazione tenuta bene ed è sicuramente un’opera importantissima e alquanto
originale dal punto di vista della letteratura francese, anche se la storia
prende spunto e mette in “esame” alcuni cavalieri di Re Artù che abbiamo incontrato
( e che ho letto) durante lo studio del Medioevo nella letteratura inglese tramite la lettura del libro, epico anche
quello, di “Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri” di Thomas Malory ( Qui la
recensione) dove al centro di tutto c’era appunto Artù , personaggio che ho
alquanto detestato in quella versione ( e nella recensione a lui dedicata
spiego il motivo), mentre grazie a questa antologia di Chrétien, ho apprezzato
un pochino di più la sua figura.
Sicuramente, come dicevo prima, mi ha arricchito ed è stato
importante e anche interessante leggere quest’opera perché mi ha permesso di
conoscere un autore francese (non ricordo nemmeno di averlo studiato a scuola…
sono passati un po’ di anni) e ho potuto così approfondire una storia che, se
non l’avessi trovato studiando letteratura francese, non avrei mai avuto
occasione e modo di scoprire e questo mi piace molto. Inoltre, alcuni punti li
ho trovati interessanti e sicuramente l’ho trovato molto istruttivo, ho
imparato tante parole nuove che andranno ad arricchire il mio vocabolario
italiano.
Cosa invece, non mi ha fatto amare quest’opera? Il fatto che
non ero completamente dentro alle vicende; si ho partecipato attivamente alla
lettura, come sempre con le mie sottolineature, note, segnapagina e quant’altro
ma non ho vissuto a 360° tutto ciò che veniva narrato, portandomi molto spesso
ad estraniarmi e dover tornare indietro con la lettura delle pagine perché mi
ero “persa”.
Secondo punto che non mi ha fatto amare completamente questo
libro è la lettura che non è stata sempre facile, molte volte mi sono bloccata
e ho trascinato questo libro per parecchi mesi appunto per il fatto che ero
annoiata in molte parti e ho fatto davvero fatica ad arrivare fino alla fine e
ho dovuto alternarlo ad altri romanzi “leggeri” e meno impegnativi per non
farmi entrare nel blocco del lettore, sfiorato in molti momenti in fase della
lettura di questo libro.
Non ho trovato personaggi che mi abbiano colpito sia in modo
positivo sia in modo negativo, e non erano dettagliatamente descritti e ho
fatto confusione in molti punti della narrazione a distinguere i numerosi
personaggi all’interno delle storie e nessuno di loro mi ha appassionato e
coinvolto e nemmeno ho empatizzato con nessuno di loro e questa è una cosa che
non mi fa apprezzare in modo completo la lettura. Per me deve esserci sempre un
personaggio o più di uno che mi coinvolga nella sua storia e qui, purtroppo,
non è successo. Anche i dialoghi presenti non mi hanno trasmesso emozioni e non
li ho trovati particolarmente efficaci per me.
Nessun effetto sorpresa alla fine di nessun libro
dell’antologia, niente di inaspettato ha stravolto completamente l’opinione che
già mi ero fatta dell’opera stessa e nulla è intervenuto ad emozionarmi e a
farmi cambiare idea sul mio giudizio finale.
Non mi ha lasciato alcun segno a lettura ultimata, non è tra
i miei romanzi preferiti ma non me ne libererò mai proprio per il fatto che mi
ha arricchito tantissimo nello studio della letteratura francese e sono in ogni
caso, contentissima di averlo letto e di essere riuscita ad arrivare alla fine
senza arrendermi.
Lo consiglio? Sicuramente a chi come me ama approfondire e
studiare per semplice piacere personale, oppure “è costretto” dalla scuola, la
letteratura francese e affrontatelo dopo aver letto il romanzo inglese dedicato
alle gesta di Re Artù e dei suoi cavalieri, per aggiungere un qualcosa in più
al personaggio di Artù e non solo. Questo è il mio piccolo consiglio.
Concludendo un libro che non mi ha coinvolto
particolarmente, anche se sono felice di averlo letto come arricchimento
personale riguardo alla letteratura francese. Un libro che sicuramente non
vorrò leggere in futuro ma, che conserverò lo stesso in libreria nella sezione
dedicata ai libri letti di letteratura francese.
Anche questa recensione della mia ultima lettura I ROMANZI
CORTESI di Chrétien De Troyes finisce qui. Chi di voi lo ha letto? Cosa ne
pensate? Siete d’accordo con me e con le mie riflessioni? Vi piace la
letteratura francese? Fatemelo sapere nei commenti.
Vi mando un bacione e alla prossima!
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