LA FIGLIA DEL CAPITANO DI ALEKSANDR PUSKIN: "Sia congenito all'uomo abbandonarsi alla superstizione, nonostante tutto il possibile disprezzo per i pregiudizi."
Buongiorno Stelline!
Benvenute o Bentornate sul mio blog, come state? Io tutto bene, anche se in questi ultimi giorni sono presissima con alcune faccende domestiche e non ho molto tempo da dedicare al blog, preferisco utilizzare i "tempi di pausa" per leggere! A proposito di lettura, oggi vi voglio parlare di una delle mie ultime letture, eseguite a gennaio e che riguarda il mio progetto di "studio" della Letteratura Russa e ho terminato "LA FIGLIA DEL CAPITANO" di Aleksandr Puskin.
Sicuramente non è un capolavoro, ma è stata sicuramente una piacevole lettura, la storia molto carina e che mi ha fatto tanto piacere leggere per arricchire la mia conoscenza di questa lettura che mi affascina molto.
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Ma torniamo a noi e proseguiamo con la mia personale recensione.
Aleksandr Puskin è stato un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo. Egli è considerato il fondatore della lingua letteraria russa contemporanea e le sue opere, tra le migliori manifestazioni del romanticismo russo, hanno ispirato numerosi scrittore, compositori e artisti; dette opere costituiscono tuttora tra le più importanti espressioni della letteratura russa, in quanto nonostante i quasi due secoli passati dalla loro creazione, ci presentano una lingua tuttora viva e attuale.
Titolo: La Figlia del Capitano
Autore: Aleksandr Puskin
Casa Editrice: Giulio Einaudi Editore
Pagine: 148
Data Pubblicazione: 12 gennaio 2016
Genere: Classico
Traduzione: Alfredo Polledro
Valutazione: 4.70
Petr Andréevič Grinev, il protagonista del romanzo, è l'unico figlio maschio di un nobile ufficiale a riposo e perciò è destinato sin da prima della sua nascita alla carriera militare come sergente nella Guardia Imperiale. All'età di questi diciassette anni suo padre decide di inviarlo a servire come soldato.
Ritenendo la Guardia Imperiale e Pietroburgo non abbastanza formativo, suo padre decide di inviarlo a servizio a Orenburg, presso un suo vecchio compagno d'armi. Seguito dal suo vecchio precettore, Petr intraprende il viaggio che lo porterà alla sua destinazione, la fortezza di Belgorod, un viaggio sia fisico che di crescita personale.
Nel mezzo della steppa li sorprende una bufera che rende loro impossibile l'orientamento, ma fortunatamente incontrano un "vagabondo" che li guiderà in un villaggio vicino, dove troveranno un riparo. Il giorno seguente, prima di proseguire per Orenburg, per ringraziare il "vagabondo", Petr Grinev gli regala una pelliccia di lepre, nonostante le proteste del vecchio Savél'ič. Giunti a Orenburg la fortezza si presenta loro come un piccolo villaggio nel fondo valle, nella steppa polverosa; tuttavia, vengono accolti con calore da Vasìlisa Egórovna la moglie del capitano della fortezza, Ivàn Kuz'imič, e perciò detta la capitana. Qui fa la conoscenza della giovane Mar'ja (chiamata spesso con il diminutivo Masa). Allo stesso tempo alla fortezza arriva la notizia che le fortezze vicine sono tutte cadute sotto gli assalti di un gruppo di ribelli guidati da Emel'jan Pugačëv, deciso a portare avanti il suo rivoltoso piano di farsi passare, agli della gente, come lo zar Pietro III. Le notizie sono sconfortanti: i ribelli sono in marcia verso la Belogórskaja; nella fortezza stessa, fra i cosacchi e i kirghisi presenti, si respira aria di rivolta.
Non sorprende allora che la fortezza, assalita dai ribelli di Pugačëv cada facilmente. Quest'ultimo fa sommariamente impiccare il capitano e gli ufficiali che non gli dichiarino fedeltà, e quando Petr si rifiuta anch'egli di dichiarare fedeltà all'impostore, questi dapprima lo condanna, ma poi misteriosamente lo grazia, ma una serie di eventi e vicissitudini lo porteranno ad allontanarsi dalla donna che ama ma con la promessa che tornerà presto da lei…
Ho terminato la sezione del mio libro in "studio" della Letteratura Russa ed era dedicata al periodo del Settecento in Russia, dove a un abbracciato e provinciale “barocco” seicentesco succede un “classicismo”. Così l’evoluzione della letteratura russa fu in seguito descritta dagli intellettuali romantici, che vi aggiunsero l’amore per le concatenazioni dialettiche fra uno scrittore e il successivo in un organico e razionale quadro di sviluppo dell’autocoscienza nazionale. Gli interessi dei magnati e quelli della media nobiltà non sono ancora in contraddizione, anzi vengono perseguiti con altrettanta energia dal gruppo dirigente di quella che a buon diritto verrà ricordata come l’età d’oro della dvorjanstvo russo. Lo dvorjanin iniziava così ancora in fasce la scalata gerarchica, trovandosi già ufficiale al momento di prendere servizio effettivo. Esattamente quello che succede al protagonista di “La figlia del capitano” “Mia mamma era ancora gravida di me, che io ero già arruolato come sergente nel reggimento Semenovskij”. La crescente complessità del quadro di riferimenti che segna l’impostazione delle principali opere letterarie (tra cui quella di Puskin) degli anni Settanta riflette le contraddizioni dell’epoca cateriniana.
Sinceramente ammetto che senza il
mio percorso di "studio" non avrei mai preso in considerazione
"La Figlia del Capitano". Se non lo avessi letto, poi, non avrei
saputo che Puskin è considerato il capostipite della letteratura russa per il
realismo della sua prosa e la semplicità del suo linguaggio. E sono molto
contenta di averlo letto perché mi ha arricchito e ha dato un tassello in più
alla mia conoscenza superficiale di quest'affascinante letteratura che
continuerò ad approfondire sempre di più per solo piacere personale.
Scritto in una prosa curata nello
stile e gradevole alla lettura, il romanzo appare sapientemente equilibrato tra
vero storico e verosimile di fantasia, con personaggi realmente esistiti che
interagiscono con protagonisti la cui aleatorietà incuriosisce, soprattutto
quando i loro comportamenti esulano dall'ordinario. La vicenda si svolge
in epoca storica e reale, nel Settecento in Russia, esattamente a Orenburg e
Belgorad, una fortezza dispersa in un deserto di neve.
Il narratore è interno, scritto in
prima persona ed è lo stesso protagonista della storia che osserva, giudica
dall'interno dell'ambiente rappresentato ed è chiaro che io lettrice ho avuto
una conoscenza dei fatti limitata alla diretta esperienza del narratore-personaggio;
ogni evento era filtrato dal suo giudizio e tutto vissuto attraverso i suoi
occhi e le sue emozioni.
Il linguaggio utilizzato è ricco,
essenziale, di registro alto, dove si alternano le sequenze narrative,
descrittive e dialogiche e di conseguenza il ritmo narrativo è piuttosto
rapido.
Come ogni libro che leggo mi piace
annotare e sottolineare i lati positivi e i lati negativi dell'opera stessa e
per questo romanzo ho trovato moltissimi punti che mi sono piaciuti molto e
poco ciò che non mi è piaciuto e partirei da tutti i lati positivi che mi ha
suscitato la lettura di quest'opera.
1) Ho amato la scrittura molto
bella, quasi poetica in alcuni punti e poi ci sono delle frasi che sono
meravigliose e che danno un accenno quasi evocativo alla storia stessa.
"In un attimo il cielo scuro si confuse con il mare di neve" e anche "Il
vento urlava con così furiosa espressività che sembrava animato".
2) Ho trovato la caratterizzazione
dei personaggi davvero ottima, sia per quanto riguarda la descrizione fisica
sia per quella comportamentale che ho trovata dettagliata e completa che hanno
reso i due protagonisti, ma anche tutti gli altri personaggi della storia,
concreti con caratteristiche ben precise, senza avere tratti analoghi nel
carattere o negli atteggiamenti, tali da indurmi in confusione durante la
lettura. Il quadro psicologico dei personaggi è chiaro, preciso e concordante,
in più i due protagonisti hanno una bellissima evoluzione nel corso della
storia ed entrambi hanno dimostrato coraggio e tantissimo amore l'uno verso
l'altra. Due personaggi senz'altro dinamici che mi hanno portato ad amarli e
apprezzarli pagina dopo pagina.
3) Mi aspettavo un finale diverso
da ciò che ho letto e sono rimasta sorpresa per l'evoluzione della storia e mi
è piaciuta molto, ed ha aggiunto un punto in più all'idea positiva che già mi
ero fatta del libro e il mio entusiasmo ha subito un'impennata.
4) La storia è oggettivamente
interessante e si rileva una bravura stilistica che non lascia spazio ad alcuna
interpretazione. In più l'opera è scritta bene, non ho riscontrato refusi ed
errori di alcun tipo.
5) Il filo conduttore e la coerenza
tra i piani narrativi non sono mai traditi da stravaganze senza senso e la
storia si snoda secondo una conseguenza di azioni e reazioni che non
fuoriescono dal binario della narrazione.
6) Ho trovato i dialoghi abbastanza
convincenti, l'interlocuzione mai banale e nemmeno superficiale e si accorda
sempre con il contesto.
7) Il libro non racconta vicende
scontate ed è sicuramente originale. La storia narrata ha generato in me
curiosità e interesse, ho provato empatia verso i personaggi: amandoli,
odiandoli e vivendo la storia attraverso i loro occhi e le loro emozioni. Ho
amato Petr Grinëv ma soprattutto Masa per la sua bellissima evoluzione nel
corso della storia e il suo cambiamento mi ha conquistato e non ho potuto far
altro che amare ancora di più questo personaggio per la sua trovata
determinazione e coraggio. "Per me sola si è esposto a tutto
quello che l'ha colpito. E se non si è giustificato davanti al tribunale è
stato solo perché non voleva coinvolgere me!". Mentre i due
personaggi che non mi sono piaciuti sono il padre di Petr e Švabrin.
8) Aleksandr Puskin mi è piaciuto,
è stato una bellissima scoperta. Conoscevo quest'autore in modo molto
superficiale, "per sentito dire", e sono felice di aver letto questo
suo libro, mi ha emozionato e coinvolto nella storia e sicuramente leggerò
altro scritto da quest'autore.
L'unico appunto negativo che posso
fare a questo romanzo, ovviamente a livello soggettivo e personale, è solo il
fatto che non mi ha rapito al punto da indurmi a subordinare ogni altra mia
lettura per dedicarmi solo ed esclusivamente a questo libro.
La Figlia del Capitano è stata
sicuramente una ricchezza, ha detto molto tra le righe, l'ho trovato
inaspettato, inedito e originalissimo ed è tra i classici letti delle varie
letterature che sto "studiando" quello che mi è piaciuto di più; non
è tra i miei preferiti ma avrò sicuramente voglia di rileggerlo in futuro.
Un libro interessante, avvincente,
per nulla noioso, stimolante, istruttivo e di lettura facile e scorrevole. Lo
consiglio sicuramente a tutti coloro che amano le storie di letteratura Russa.
Sono contenta perché in un certo
senso passerò ancora del tempo con Petr e Masa, in quanto ho trovato su YouTube
lo sceneggiato del 1965 in sei puntate, dedicato a quest'opera di Puskin e
ovviamente inizierò a guardarla!
Anche questa recensione dedicata a
uno dei libri che ho terminato in questo mese di gennaio La Figlia del Capitano
di Aleksandr Puskin finisce qui. Chi di voi ha già letto questo classico russo?
Cosa ne pensate? Siete d'accordo con me oppure no? Se non lo avete ancora
letto, vi incuriosisce? Lo leggerete? Fatemi sapere tutto nei commenti!
Vi mando un bacione e alla
prossima!
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