martedì 6 giugno 2023

RECENSIONE “FINCHE’ NON APRIRAI QUEL LIBRO” DI MICHIKO AOYAMA

 

“Entra in Biblioteca e cerca la signora Komachi. Il libro giusto sta per arrivare da te.”

 



Titolo: Finché Non Aprirai Quel Libro

Autrice: Michiko Aoyama

Casa Editrice: Garzanti Srl

Genere: Narrativa Contemporanea

Data Pubblicazione: 6 settembre 2022

Pagine: 234

Edizione: Narratori Moderni

Serie: Autoconclusivo

 

Per prima cosa si entra in biblioteca. Poi bisogna trovare la signora Komachi, dalla pelle candida e con uno chignon fissato da uno spillone a fiori. Infine, aspettare che chieda “che cosa cerca?”. Sembra una domanda banale, ma non lo è. Perché la signora Komachi non è come le altre bibliotecarie. Lei riesce a intuire quali sono i desideri, i rimorsi e i rimpianti della persona che le sta di fronte. Così, sa consigliare il libro capace di cambiarle la vita.

È così per Tomoka che, fagocitata dalla vita di città, ha smarrito la serenità; per Ryo, che ha un sogno, ma è in eterna attesa del momento giusto per realizzarlo. Poi ci sono Natsumi, che ha visto arenarsi la propria carriera dopo la gravidanza e non ha più la forza di lottare per riavere quello che ha perso, e Hiroya, troppo concentrato su sé stesso per cogliere nuove opportunità.

Ognuno di loro esce dalla biblioteca stringendo tra le mani un libro inaspettato, e tra quelle pagine troverà il coraggio di cambiare prospettiva e non arrendersi. A volte è facile smarrire la strada e farsi domande sbagliate che non dissipano la nebbia che si ha davanti. Allora bisogna guardare oltre e scorgere il raggio di sole che filtra dalle nuvole. La signora Komachi è lì per indicare la strada grazie al potere mai sopito dai libri.

 

Finché Non Aprirai Quel Libro è ambientato in epoca reale, non vi è specificato un arco di tempo definito e quanto tempo sia passato tra un racconto e un altro, anche se immagino non tantissimo tempo e le vicende si svolgono nella città di Tokio, in Giappone, e a fare da sfondo alle storie e vicende narrate, c’è la biblioteca in cui lavora la signora Komachi, descritta in modo molto dettagliato in cui riesci tranquillamente a “vederti” in mezzo a quegli scaffali di libri e ne senti il profumo!

 

Finché Non Aprirai Quel Libro racconta cinque storie che si svolgono nel tempo e sono incentrati su cinque personaggi diversi con un incontro che li cambierà e ridarà loro la fiducia in sé stessi.

Il personaggio principale della storia è appunto LA SIGNORA KOMACHI, colei che fa da collante per tutti gli altri cinque personaggi protagonisti delle cinque storie narrate in questo libro, ossia:

TOMAKA: 21 anni, commessa in un negozio di abbigliamento per signora e non trova soddisfazione e un senso per cui lavorare, si sente incapace e priva di stimoli nelle cose che fa.

RYO: 35 anni, contabile in un’azienda di mobili con problemi di socializzazione e impossibilità di reagire. Ha un grandissimo sogno: lasciare l’attuale lavoro e gestire un negozio in cui raccogliere soltanto cose che gli piacciono, oggetti decorativi e di antiquariato.

NATSUMI: 40 anni, ex redattrice di un magazine che viene trasferita ad un livello inferiore nella sua azienda perché diventata madre.

HIROYA: 30 anni, disoccupato, insoddisfatto della sua vita il quale si rende conto che lo scorrere del tempo è incessante e non è ancora riuscito a diventare qualcuno.

MASAO: 65 anni, pensionato che ormai si sente inutile, arrivato e più nulla sembra essere di stimolo nella sua vita.

Poi abbiamo la SIGNORA KOMACHI SAYURI: descritta come una donna di quarantasette anni anche se dà l’impressione di non avere un’età, grossa, mento e collo un tutt’uno, la pelle bianca, con un piccolo chignon sulla cima della testa in cui è infilzato uno spillone dal quale pendevano tre grappoli di eleganti fiorellini bianchi. Occhi penetranti e dalla voce dolce ma piena di sicurezza, dove anche senza sorridere trasmette tantissimo affetto per chi le è davanti.

Finché Non Aprirai Quel Libro è un romanzo ricco che si fa portavoce di eventi psichici dell’animo di questi cinque protagonisti delle storie narrate. Qui si mette in discussione la fiducia in sé stessi e l’impossibilità di volersi realizzare che porta ad una inconsolabile frustrazione che sembra non avere soluzione di appagamento e soddisfazione.

Abbiamo un Narratore Interno, infatti, sono i cinque personaggi a raccontare i fatti narrando in prima persona con una Focalizzazione Interna e quindi il punto di vista coincide con ognuno dei cinque personaggi dei racconti quindi abbiamo in sostanza una Focalizzazione Interna Variabile dove i fatti vengono giudicati e osservati dall’interno degli ambienti rappresentati.

Michiko Aoyama nel suo romanzo ha voluto soprattutto offrire un momento di evasione ma anche far riflettere, analizzare le problematiche di ogni singolo protagonista e le difficoltà, le insicurezze, i sogni e quant’altro di ogni personaggio.

Abbiamo un linguaggio ricco, vivace, di registro quotidiano e colloquiale in cui si rilevano gli avvenimenti, le riflessioni, i sentimenti e gli stati d’animo degli stessi personaggi e quindi si riscontra un lessico familiare dove predominano sicuramente le sequenze riflessive con ampio spazio anche a quelle dialogiche, seppur, in minima parte, e descrittive; di conseguenza il ritmo narrativo è piuttosto rapido, dove le parole e i pensieri sono riportati medianti monologhi interiori e flussi di coscienza.

Dal punto di vista oggettivo ho trovato la storia assolutamente interessante, con una bravura stilistica che non lascia spazio a fraintendimenti, cose non dette o poco chiare. Scritto in modo eccellente, senza errori o refusi e dove la coerenza fra i piani narrativi non sono traditi da stravaganze senza senso, ossia non vi sono parti bizzarre, strane o superficiali. Le cinque storie si snodano secondo una conseguenza di azioni e reazioni che non fuoriescono dal binario della narrazione, anzi, è tutto unito benissimo.

I personaggi hanno un’ottima e giusta caratterizzazione, i protagonisti delle cinque storie non sono infatti dei manichini esposti in vetrina, ma presentano caratteri ben precisi che danno vita a figure concrete in cui ognuno di noi si può riconoscere e non inducono sicuramente a confusione, il loro quadro psicologico e comportamentale è chiarissimo, preciso e concordante con il testo stesso. Personaggi dinamici che si evolvono nel corso della storia, rendendola sempre più interessante e apprezzandola in ogni sua sfaccettatura. I dialoghi poi sono convincenti, per nulla banali e superficiali, assolutamente credibili in relazione al contesto.

Personalmente ho trovato Finché Non Aprirai Quel Libro un romanzo assolutamente originale, ero dentro in tutti i racconti e complessivamente l’ho trovato interessante, stimolante, istruttivo sotto molti aspetti e di lettura facile e scorrevole che porta alla riscoperta di sé stessi, nella propria realizzazione personale e lavorativa e ti fa capire quanto sia importante trovare qualcosa di positivo e di bello anche nelle piccole cose. Le storie narrate hanno generato in me curiosità e interesse, pur non rapendomi completamente, ho trovato immedesimazione, condivisione e ho provato empatia per ogni personaggio incontrato.

Ho adorato soprattutto il primo racconto che vede l’esperienza di Tomoka, la commessa e il terzo racconto dove protagonista è Natsumi, ex redattrice di un magazine. In questo terzo racconto ho apprezzato e condiviso alcune parti e pensieri dove mi sono ritrovata in molti punti nel comportamento della protagonista:

“Le estremità degli innumerevoli post-it che ci ho attaccato sbucavano colorati da tutti i lati.” Esattamente come faccio io mentre leggo un libro!

Un altro pensiero che mi è piaciuto tantissimo in questo terzo racconto è “Probabilmente il momento in cui ti sei impegnata di più nella tua vita è stato quando sei venuta al mondo. Le cose accadute dopo di sicuro non possono essere tanto dolorose quanto quel momento. Se sei riuscita a sopportare un tale sforzo, allora puoi superare adeguatamente anche questo.” In effetti, noi non ce lo ricordiamo, ma quello è stato un momento particolarmente impegnativo e stressante nella vita di ognuno di noi e se ci soffermiamo a pensare allo sforzo e la fatica che abbiamo fatto per venire al mondo, tutte le altre difficoltà della vita non ci appariranno più così insormontabili dal momento che siamo riusciti ad entrare prepotentemente nel mondo…

Anche nel quinto racconto ho trovato un paio di passi che mi sono piaciuti moltissimo e con i quali sono d’accordo:

“Anche se si invecchia, anche se si lascia l’azienda, anche se si divorzia e si rimane soli, se ci si dedica a qualcosa che ci piace si può vivere allegri e felici”, un pensiero ottimista che ci porta ad una consapevolezza che nella vita, anche quando sembra di non avere più stimoli, basta dedicarsi a qualche nostra passione, qualunque essa sia, che ci sentiremo ancora vivi e pieni di voglia di fare, è un bellissimo pensiero che tutti dovremmo riuscire a coltivare in ogni momento della nostra vita, anche in quelli più difficili e duri, se ci si dedica a qualcosa come la lettura di un libro, una passeggiata o qualsiasi altra passione tutto ci sembrerà meno duro!

Anche un altro passo l’ho trovato molto bello, sempre nello stesso racconto e narra così: “Ci sarà sempre gente per cui i libri sono necessari. L’incontro con il libro che diventerà importante per qualcuno avviene anche nelle librerie. Io non permetterò mai e poi mai che le librerie scompaiano da questo mondo!”. Come non condividere questo pensiero da amante della lettura come lo sono io, come si può pensare ad un mondo senza libri e soprattutto senza librerie che racchiudono così tanti mondi e personaggi che possono arricchire la nostra esistenza? Io non riesco proprio ad immaginare un mondo senza librerie, il mio rifugio preferito, dove anche se sono giù di morale ritrovo sempre il sorriso appena vedo i libri e sento il buon profumo che emanano… per questo non permetterò nemmeno io che le librerie scompaiano!

Purtroppo, leggendo il romanzo, non ho trovato solo passi piacevoli, ma anche alcuni che mi hanno fatto arrabbiare e uno in particolare l’ho trovato nel capitolo tre, quando Natsumi viene trasferita in un altro reparto nella sua azienda, scende quindi di livello perché ormai madre… “Il primo giorno del mio rientro mi sono recata alla redazione. I colleghi che rivedevo dopo tanto tempo, nel dirmi -bentornata- mi sorridevano con un’espressione in qualche modo rigida. E mentre pensavo a quanto fosse strana quella loro freddezza, il caporedattore mi ha chiamato in sala riunioni. Dopodiché mi è stato comunicato bruscamente il trasferimento alla segreteria. Quando chiesi perché mi rispose come se niente fosse – ma scusa, è troppo faticoso fare il lavoro di redazione e al contempo crescere un bambino- “Ma chi l’ha detto? Questo pensiero è veramente maschilista, privo di qualsiasi considerazione per la lavoratrice e un modo per sminuire e mettere in secondo piano in azienda chi è diventata madre e quindi considerata non più brillante nel lavoro!

Nel capitolo cinque invece, ho trovato una parte davvero tristissima: “Quando mia figlia Chie era bambina ero impegnato anche il sabato e la domenica e non riuscivo a prendermi un po’ di tempo nemmeno per quello. Ho la sensazione che tutte le primavere siano passate senza che siamo riusciti ad andare insieme a vedere la fioritura dei ciliegi. Quando ho avuto del tempo per me, mia figlia era ormai diventata indipendente da molto tempo e viveva da sola. E anche se avessimo abitato ancora insieme, dubito che sarebbe voluta venire con me a vedere la fioritura.” Arrivare ad un certo momento della propria esistenza, quando ormai si è in pensione, a rendersi conto di quanto il tempo sia volato e di come molte cose e rapporti, siano stati dati per scontato e non ci si abbia dedicato del tempo e rendersi conto all’improvviso quanto sia tardi ormai per certi momenti che sarebbero stati importantissimi all’epoca ma che non avevamo mai tempo per loro e per i nostri rapporti.

Storia scritta benissimo, con un bel contenuto, ho apprezzato e amato tutti i personaggi dei cinque racconti e anche la signora Komachi è favolosa, chi non vorrebbe incontrarla nella propria vita? Lei è l’evento improvviso o, per meglio dire, il personaggio focale della storia, seppure comparendo di rado, colei che ribalta la situazione di ogni singolo personaggio in modo inaspettato, semplicemente consigliando un libro. Una donna che con poche domande riesce ad inquadrare le persone davanti a lei e a trovare il libro perfetto per loro. Libri quindi che arrivano al momento giusto e aiutano a cambiare la vita e a ritrovare la fiducia in sé stessi. Una donna che con una frase soltanto “Cosa cerca” ti fa venir voglia di affidarle il corpo e l’animo percependo la sua generosità.

Un libro per nulla noioso, non prevedibile, ma che ha creato in ogni parte finale di ogni singolo racconto, empatia ed emozione che sono andate a confermare il giudizio positivo che già avevo mentre leggevo le storie narrate.




Michiko Aoyama è nata nel 1970 e vive a Yokohama. Dopo la laurea ha lavorato come giornalista in Australia, prima di rientrare in Giappone e intraprendere la carriera di editor e scrittrice. I suoi libri hanno ricevuto numerosi riconoscimenti in patria, tra cui il Miyazaki Book Award e il Miraiya Shoten Grand Prize.

Finché non aprirai quel libro, in patria, ha venduto più di 150.000 copie in poche settimane dall’uscita e vinto il premio Japan Booksellers’ Award, assegnato dai librai.

 

L’autrice del romanzo mi è piaciuta davvero tantissimo, mi è piaciuto il suo stile, il suo modo di raccontare e di farmi vivere tutta la storia attraverso gli occhi e le emozioni dei personaggi da lei rappresentati e caratterizzati benissimo.

Per me Finché Non Aprirai Quel Libro è un romanzo indimenticabile, di cui resterà un piacevolissimo ricordo, anche se non ne sarò legata indissolubilmente, è una lettura che mi ha coinvolto e mi è piaciuta e un libro che entrerà di diritto tra i miei romanzi nella mia libreria di cui non vorrò sicuramente separarmene.

 



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