giovedì 6 agosto 2020

RECENSIONE LE OTTO MONTAGNE DI PAOLO COGNETTI

Le Otto Montagne – Paolo Cognetti: un libro di ricordi, di legami perduti e di un’amicizia importante!



Buongiorno Stelline ^_^

Ultimi giorni di lavoro per me, non vedo l’ora di potermi rilassare e anche se quest’anno non sarò spaparanzata al sole in spiaggia con i miei amati libri, cercherò di leggere il più possibile in queste due settimane che mi aspettano a casa. Non importa se non andrò al mare, l’importante per me è “staccare la spina” per qualche giorno e pensare a rilassarmi, a leggere, a passeggiare e stare con il mio maritino!

Ho finito di leggere il libro di narrativa contemporanea, che ha vinto il Premio Strega nel 2017, di Cognetti, un autore per me sconosciuto fino ad ora e di cui ho letto “Le Otto Montagne” per curiosità di scoprire cosa lo abbia portato effettivamente a vincere il Premio Strega.


TITOLO: Le Otto Montagne

AUTORE: Paolo Cognetti

GENERE: Narrativa Contemporanea

ANNO: 2016

PAGINE: 199

EDITORE:  Einaudi

EDIZIONE: Mondolibri











Il protagonista di Le Otto Montagne è Pietro, un ragazzino di città, un po’ scontroso, schivo e solitario. La madre lavora in un consultorio della città e il padre è un chimico, un uomo piuttosto ombroso ma affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro arrabbiato.

I genitori, da sempre amanti della montagna, decidono di passare l’estate a Grana, un paesino che si trova ai piedi del Monte Rosa. Qui Pietro trascorrerà tutte le estati, un luogo “chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso” ma attraversato da un torrente che lo incanta fin dal primo momento che lo vedo.

Queste montagne saranno testimoni di una bellissima amicizia che nascerà tra Pietro e Bruno, un ragazzino della sua stessa età, dai capelli biondo canapa e dal collo bruciato dal sole. Bruno vive lì e si occupa del pascolo delle vacche.

Trascorrono molto tempo insieme, tra esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri.

Oltre all’amicizia con Bruno, Pietro inizierà anche a camminare con suo padre, il quale considera la montagna, un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero…

Le Otto Montagne è un romanzo che esplora i rapporti accidentati ma granitici, la possibilità di imparare e la ricerca del proprio posto nel mondo.

“Uno trova il proprio posto nel mondo in modi meno imprevedibili di quanto creda”




Le Otto Montagne è un libro di narrativa contemporanea che ricevetti da Club Per Voi, un club di outlet libri cui sono iscritta da molti anni e quando capita che faccio un ordine, spesso mi mandano un libro in omaggio e in uno degli ultimi acquisti fatti mi trovai nella scatola anche questo romanzo, vincitore del Premio Strega del 2017. Sono sincera nel dirvi che non lo avrei mai acquistato e letto se fosse stata una mia scelta, ma avendolo tra le mani in omaggio e incuriosendomi nello scoprire la trama mi sono decisa a leggerlo e ringrazio comunque la Mondolibri per quest’omaggio in ogni modo apprezzato.

E’ il primo libro che leggo di Paolo Cognetti e non posso perciò fare alcun paragone con altri volumi scritti dallo stesso autore e probabilmente, dopo la lettura di questo libro, non penso sia uno scrittore che faccia per me e che non ricercherò personalmente, ma se capiterà, leggerò sicuramente qualcos’altro di suo per migliorare la mia opinione, per cambiarla completamente oppure per lasciare la sensazione che già ho, dopo la lettura di questo romanzo.

La vicenda si svolge principalmente a Grana, un paesino ai piedi del Monte Rosa e quindi un paesino di montagna, un luogo reale, aperto e facilmente riconoscibile per chi ama la montagna e conosce boschi, sentieri e case di piccoli villaggi di montagna e quindi anche la storia narrata è ambientata quindi in epoca reale e assolutamente contemporanea. Tutto si sussegue in modo cronologico: Pietro bambino, Pietro adolescente e Pietro adulto.

La storia, infatti, si divide in tre parti:

  • ·         Parte I: Montagna d’infanzia;
  • ·         Parte II: La casa della riconciliazione
  • ·         Parte III: Inverno di un amico

“Guarda verso l’alto, in attesa di ciò che dee arrivare. Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è più niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte”

Il narratore è interno alla storia, infatti, è lo stesso protagonista, Pietro (prima bambino, poi adolescente e infine adulto) che racconta in prima persona i fatti e la storia, utilizzando quindi una focalizzazione interna, infatti, conosciamo tutto attraverso il suo punto di vista e ciò che vive direttamente lui.

Pietro è un personaggio molto schivo, non particolarmente socievole, molto chiuso e con un senso d’inferiorità spiccato e si sente sempre in difetto nei confronti del padre. L’unico con cui riesce a essere se stesso e lasciarsi andare è il suo migliore amico Bruno, che vive sempre in quel luogo di montagna, quasi al di fuori della realtà, dove ama portare al pascolo le sue mucche e vivere completamente isolato dal resto del mondo.

Sia Pietro sia Bruno, sono due personaggi davvero particolari, molto simili sotto certi punti di vista ma molto diversi negli atteggiamenti e nel gioire di piccole cose che magari per l’altro sono superflue e per nulla centrali nella propria vita.

Il tema centrale del libro è proprio l’amicizia maschile tra i due ragazzi, una storia di condivisioni e allontanamenti, di sintonie e divergenze profonde, di accettazione e non accettazione dell’altro.

“Eppure, fosse stato per noi, non ci saremmo sentiti per anni, come se la nostra amicizia non avesse bisogno di cure”

Altro tema importante è il rapporto di Pietro con il padre: un modello da seguire per Pietro bambino, rifiutato in blocco nell’adolescenza e il riconciliarsi con lui e il riappropriarsi della sua figura che avviene gradualmente solo dopo la sua morte, quando scoprirà i sentimenti e i segreti nascosti del padre e acquisterà consapevolezza del valore dell’educazione ricevuta.

Lo stile di Paolo Cognetti è semplice, volutamente evocativo, utilizza un linguaggio abbastanza ricco, dove predominano le sequenze narrative e il ritmo può essere molto lento, soprattutto all’inizio, dove mi sono annoiata leggendo le prime pagine, non riuscivo a entrare nella storia e percepirne il senso, ma ho voluto comunque proseguire la lettura trovandomi poi una lacrima nella parte finale, anche se il coinvolgimento in tutta la storia è stato minimo.

Le Otto Montagne è una storia priva di fronzoli, di suspance, d’intrighi, che generalmente amo nei romanzi che leggo, ma mira principalmente a raccontare qualcosa di vero, reale, puro e sincero.

L’aspetto che mi ha sicuramente conquistato è l’atmosfera, l’ambientazione stessa. La montagna, conosciuta perfettamente da Cognetti (per questo sembra veramente un libro autobiografico) in ogni sua sfaccettatura è davvero interessante e romantica e l’amore per lei da parte dell’autore, scaturisce dalla sua penna e la rende indimenticabile. Descrizioni meravigliose, evocative che t’immergono in luoghi bellissimi e magici sotto certi aspetti (seppure la magia non c’entri niente in questo romanzo).

Una storia alla fine interessante anche se in alcuni punti molto lenta che non mi ha fatto entrare completamente in essa e il finale non mi ha lasciato più di tanto se non una piccola lacrimuccia. Non approfondisce ciò che io, da lettrice, avrei preferito sapere: la profondità del rimpianto nei confronti di tutte le scelte del passato sbagliate, ho trovato un po’ di superficialità e di poca analisi del dolore e di se stessi.

Non ho trovato immedesimazione nel protagonista della storia, Pietro, non mi è piaciuto molto, l’ho trovato egocentrico, freddo, contraddittorio e assolutamente superficiale rispetto alle sue responsabilità mi dava come l’impressione che “tutto gli scivolasse addosso” e che non provasse alcuna emozione e reazione a nulla.

Le Otto Montagne lo consiglio principalmente a chi ama la montagna e sicuramente non alle persone che amano trame coinvolgenti con colpi di scena o una ricercatezza stilistica pregiata. Trovo il romanzo non scontato e molto semplice come lettura, ma non ha mantenuto costante il mio interesse durante la lettura, non ero particolarmente curiosa di proseguirne la lettura e non mi ha rapito in modo tale da subordinare qualsiasi altro mio interesse alla lettura, era piuttosto un dovere nel portarlo a termine e non un piacere. Non mi sconvolto i piani, non mi ha creato particolare entusiasmo nel leggerlo e non c’è stato l’effetto sorpresa, anche se il finale mi ha intristito molto e una lacrima è scesa. Non mi ha lasciato particolari segni a lettura conclusa e non ho avuto bisogno di tempo per assorbire la storia e sono felice di averlo terminato.


Stelline, per questa recensione è tutto! Avete letto il romanzo? Vi è piaciuto? V’incuriosisce oppure no? Avete letto altri libri di Paolo Cognetti e me ne consigliate qualcuno? Fatemi sapere tutto nei commenti!

Vi mando un bacione e alla prossima!

Nessun commento:

Posta un commento