Buongiorno Stelline!
Sarà il mio ritorno questa volta? Non so, purtroppo il "blocco blogger" continua ad esserci in fase alternate e ho tantissime recensioni di libri letti fino ad ora mai scritte sul blog ( sul mio cartaceo personale ho continuato) ma spero di riprendere in mano il mio angolo web... non faccio promesse ma spero di cuore di continuare...
Intanto scrivo la recensione dell'ultimo libro letto in una nuova veste... "Il Mio Diario di Lettura" , una rubrica che parte da oggi e che spero di aggiornare ogni volta con le mie letture e cercherò di recuperare tutte quelle di quest'anno, anche se sarà dura...ma ci proverò!
Autore: Paolo Cognetti
Titolo: A pesca nelle pozze più profonde -Meditazioni sull'arte di scrivere racconti-
Casa Editrice: Minimum Fax
Edizione: Nichel/66
Anno Copyright: 2014
Pagine: 144
Serie/Saga: Autoconclusivo
Data Pubblicazione: 19 maggio 2022
Data Inizio Lettura: 26 aprile 2025
Data Fine Lettura: 07 maggio 2025
Tipo: Cartaceo in Copertina Flessibile
Percorso: "Leggo un Saggio"
Genere: Saggio
"Che cosa si fa, mi dicevo, quando si va a pescare? Si sta da soli in riva all'acqua, che è la vita, cercando di catturare i pesci che ci nuotano dentro, che sono le storie. Da fuori l'acqua nasconde i suoi segreti, ma un bravo pescatore è in grado di capire la profondità dal poco che si vede in superficie, di pazientare mentre tutto sembra immobile e di tenersi pronto. E di combattere, quando è il momento."
A Pesca nelle pozze più profonde è un insegnamento chiave sulla scrittura dei racconti ma non solo, perfetto anche per me, che sono una semplice lettrice ed è stato un libro davvero illuminante per me! Ho imparato davvero tanto leggendolo e amo sempre imparare cose nuove, mi piace farlo e sono sicuramente un'autodidatta, non c'è in questo caso un maestro a spiegarmi dove sbaglio o se il mio metodo è giusto e può passare molto tempo prima di scoprirlo o magari non lo scoprirò mai.
"Molti di noi probabilmente sarebbero pescatori migliori se non passassero tanto tempo a contemplare il mondo in attesa che diventi perfetto."
E' vero poi che uno degli scherzi preferiti della vita, è quello di concederti una cosa appena dopo che hai smesso di desiderarla, e quando non sai più che fartene.
Ma che cos'è il racconto? E' una narrazione incompleta, oltre che una narrazione breve, perché lascia fuori un bel pezzo della storia, e a volte quello che resta fuori è perfino più importante di quello che c'è dentro.
Il romanzo risponde e contiene tutto e costruisce per noi una casa in cui abitare; il racconto, invece, è una finestra sulla casa di qualcun altro e quindi io lettrice posso solo indovinare cosa c'è dentro, farmi un'idea e riflettere sulle cose che non so. Esso è una resa ma anche una sfida, c'è una speciale attenzione verso i gesti, i volti, gli oggetti, il paesaggio, tutto ciò che può essere catturato con gli occhi. Deve essere capace di agire su me lettrice come una specie di apertura che proietti l'intelligenza e la sensibilità verso qualcosa che va molto oltre l'aneddoto contenuto nel racconto.
E' bellissima e davvero illuminante la teoria dell'iceberg, una formula che dice: sette ottavi dell'iceberg sono immersi nell'acqua e non si vedono ( quello che lo scrittore sa), e solo un ottavo di quell'enorme massa galleggia sopra la superficie ( quello che lo scrittore mostra). Dentro l'acqua c'è il racconto. Lo scrittore deve riferire le cose che succedono e lasciare che "il non detto" conferisca la sua "dignità di movimento".
Se la tensione di un racconto è tutta tra il visibile e l'invisibile, le cose che nasconde non dovrebbero finire mai, che la sua luce e ombra si muovesse costantemente e che io lettrice potessi restare a guardare in attesa, catturata da ciò che si sta per rivelare.
L'incontro è l'ambientazione stessa della scrittura: dove la stanza è dello scrittore, io sono l'intruso, e la porta è il libro che ho tra le mani e che sto leggendo. Se sono fortunata, leggendo poso la mano su quella dello scrittore, e se lui è bravo, mentre la mano scrive io riesco a vedere ciò che ha visto lui.
Nella terza e ultima parte del libro ci sono quattro racconti dedicati ad un suo personaggio famoso che è Sofia Murolo, la protagonista dei racconti scritti dallo stesso Paolo Cognetti nella sua raccolta, che sono curiosissima di leggere, "Sofia veste sempre di nero". Sofia vive in America da clandestina e sta con uno scrittore. L' America non è una terra promessa per loro, quanto quella in cui fare i conti con le proprie radici e a New York scopre che è la città giusta per ripensare alla sua storia e ripercorrerla a ritroso.
Nel primo racconto traspare ciò che Sofia diceva, ossia l'aver scordato che cosa fosse la tenerezza e si evince che si è cucita addosso un personaggio con un costume di vinile. Sesso e solitudine gli elementi centrali come una voragine che si apriva dentro il letto ed è lo scrittore che ci racconto di Sofia. "Per me il sesso serviva a superare quel confine. A illudersi per un momento, di fondersi con un'altra persona."
Di carezze Sofia non ne voleva e i numeri dispari erano un'altra sua mania con cui cercava di arginare il caos dell'universo.
Mi ha messo un po' di tristezza questo racconto e ho trovato il linguaggio un po' troppo volgare e Sofia mi sembra una ragazza un po' complicata e "strana" ma da scoprire però!
Nel secondo racconto il narratore parla direttamente a Sofia raccontando se possibili sette padri della stessa ed è un racconto che mi è piaciuto tantissimo e c'è una frase che mi ha toccato il cuore "magari quella strada non portava da nessuna parte, ma finché stai nella sua macchina si andava dove diceva lui" e trovo sia il cuore del racconto.
Nel terzo racconto è il fidanzato di Sofia che parla e lo racconta in prima persona e l'ho trovato carino, anche se Sofia, per me continua ad essere un mistero.
Il quarto e ultimo racconto è il mio preferito e quello che mi ha fatto amare e comprendere un po' di più Sofia e ho accettato la sua complessità. Ho provato empatia e mi hanno colpito molto i pensieri e il concetto dello sparire. "Sparire non sarebbe una soluzione. Estinguerebbe il suo dolore ma non il dolore che ha provocato agli altri." e quello della sua vita "La sua vita non è una fuga senza fine ma un viaggio a ritroso nei posto in cui è stata felice."
Vediamo se ci sono tutte e sono state rispettate le caratteristiche che dovrebbe avere un saggio:
- E' un saggio breve e ha la particolarità di questo tipo di scrittura che ha sostenuto una tesi iniziale che poi viene esattamente suffragata da informazioni, dettagli, particolari, prove concrete essendo lui uno scrittore di racconti e un esperto anche di racconti americani.
- Ha espresso perfettamente e ha spiegato in modo altrettanto perfetto le caratteristiche per scrivere un buon racconto, che ho trovato utilissimo e illuminante anche per me semplice lettrice e mi ha messo tanta voglia di riappacificarmi a questo genere di letteratura che prima non riuscivo a comprendere ed apprezzare appieno.
- La scrittura è pulita e forbita, chiara, diretta e comprensibile.
- Ha avuto le argomentazioni necessarie per dimostrare il tema del racconto e illuminare la mia conoscenza in un argomento che non avevo compreso appieno.
- Il linguaggio della scrittura è formale ma non è mai caduto in quello aulico, è comprensibile a tutti gli interessati a questo argomento e soprattutto agli scrittori ma anche a noi lettori.
- Lo stile è assolutamente impersonale, argomentativo, espositivo, creativo, obiettivo ma anche soggettivo.
"Siamo camere oscure dotate di una bizzarra lastra fotografica - la memoria - che ci restituisce vecchie immagini obbligando noi a chiederci perchè stanno lì e cercar loro un significato."
Buona lettura a tutti!
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